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«Io, juventino, ho un incubo: sogno di vincere la Champions»

«Io, juventino, ho un incubo: sogno di vincere la Champions»

Neri Marcorè è il protagonista del cortometraggio Silvio Piola, il cacciatore di gol (in programma ai Giureconsulti giovedì alle 18.30) che rievoca la figura del leggendario centravanti della nazionale.

Che rapporto ha Neri Marcorè con lo sport.

«Mi piace. Ne pratico tanti. Calcio, tennis, nuoto, ping pong».

Ma per il calcio ha un debole.

«Lo ammetto. Ormai da dodici anni sono titolare nella nazionale cantanti».

Cantanti? Ma lei non è un attore...

«Oggi, ormai, più che recitare, canto. Diciamo che mi sono guadagnato i galloni sul campo, passando poi anche professionalmente con loro».

Però ha giocato contro.

«Inizialmente. Poi mi hanno... come dire...»

Convocato.

«Esatto. E devo confessare che condivido anche lo spirito solidaristico delle loro partite. Mi fa piacere contribuire».

Che cosa non le piace del calcio.

«Le chiacchiere. Troppe e senza senso. Chi non ha mai giocato non capisce che sul campo non contano i milioni del contratto. Nessuno vuol fare brutta figura. Tutto qui. Invece fioccano assurdità».

Squadra del cuore?

«La Juventus».

Come si diventa juventini...

«Io sono nato nel '66 e mi sono innamorato della Juve di Trapattoni. Vinceva... E poi mi piaceva l'eleganza delle maglie e l'inno che cantavano».

Che cosa augura alla sua squadra?

«Vincere questa maledetta e stregata Champions. Anche se poi non ci si potrà rilassare. La società ha fatto tutto bene, dallo stadio nuovo all'acquisto di Cristiano Ronaldo».

Uno sfottò al Napoli.

«Non mi piace provocare, preferisco stringere la mano all'avversario. Gli sfottò li facciamo al bar. Però...»

Però.

«Un anno fa non avrei tatuato lo scudetto prima di averlo vinto. E non avrei esultato anzitempo...».

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