Borges immaginò Pierre Menard, che riscrisse Don Chisciotte di Cervantes parola per parola, fino a farne un'opera originale. Il drammaturgo spagnolo Ernesto Caballero ha immaginato una suora copista, intenta alla duplicazione di Las Meninas, dipinto di Diego Velázquez (1656) conservato al Prado di Madrid. «Copiare quel quadro», dice Sabrina Colle, che il 14 giugno alle ore 21 porta al Franco Parenti, per la Milanesiana, la lettura scenica del lavoro di Caballero, «opera dei mutamenti nella suora. La grande arte ne cambia la personalità, trasformandola addirittura in una star mediatica. Ma perché la suora copia il dipinto? La motivazione è da brividi: in un futuro non molto distante la Spagna sarà obbligata a vendere il patrimonio artistico, causa crisi finanziaria europea. Potrebbe succedere, anche in Italia».
Per Sabrina Colle - da vent'anni legata a Vittorio Sgarbi in una relazione d'amore e sodalità di intenti più forte d'un matrimonio - l'arte è pane quotidiano. «Tra me e Vittorio è un linguaggio, il filo che ci tiene insieme. Mi è capitato anche di suggerirgli pittori e artisti, lui ascolta, studia, non di rado mi dà ragione. Purtroppo non potrà esserci il 14, o forse ci farà una sorpresa. Ma questa lettura scenica, intitolata L'autrice di Las Meninas, lo ha visto in palcoscenico al Parenti, in aprile, durante un'anteprima. Con il direttore della Pinacoteca di Brera, James Bradburne, che mi auguro questa volta sarà tra il pubblico», dice Colle.
Se qualcuno pensa sia stato Vittorio a suggerire Caballero, sbaglia, anche se il critico più amato d'Italia considera Velázquez un gigante, più grande (per fare un nome massimo) di Tiziano. Come non è stata neppure Elisabetta Sgarbi, ideatrice e regina della Milanesiana. «La colpa è di Andrèe Ruth Shammah. Mi sentivo un piccolo oggetto nelle mani degli altri. Prima ero modella, poi ho fatto l'attrice. Ma ero in pausa con il teatro, non trovando la mia espressione. Quando Shammah mi propose la pièce di Caballero fui io a dirle che la forma della lettura scenica la preferivo alla messinscena classica. Non escludo che una regia si possa fare, ci mancherebbe, ma la lettura del testo è a mio parere ancora più impegnativa e più vera. Quando sono andata in scena, era come se sentissi per la prima volta il palcoscenico sotto i piedi. Ero felice. Dopo tanti spettacoli al Parenti, per la prima volta mi sentivo veramente me stessa». Proprio come è impegnativo copiare un quadro, ricrearlo, facendosi forza dell'umiltà del pennello e tenendo a bada le urgenze creative, così è uno sforzo titanico trovare il proprio centro. Sabrina Colle, con questa lettura che ne svela le qualità di attrice empatica, c'è riuscita. «Lo spettacolo rimanda anche al gioco tra vero e falso.
Chiedete a Vittorio quante copie ci sono nei musei, quanti grandi quadri copiati, più veri del vero. Ma resta sempre inspiegabile la magia di mettere gli occhi sull'originale, sulla tela che ha visto all'opera il pittore, con i suoi dubbi, le sue ire, le sue certezze».
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