Quello che sembrava solo un accordo commerciale andato a monte è diventato un caso nazionale. È diventato una denuncia di razzismo da parte della comunità islamica, con tanto di lettera al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e minaccia di manifestazioni in piazza.
Tutto comincia con una telefonata. I rappresentanti della «Halal consumer», associazione che certifica la qualità dei prodotti e degli alimenti secondo i dettami della religione islamica, chiamano i responsabili dell'Acquaneva, un parco acquatico a Inzago, vicino a Milano. Vogliono avere un preventivo per organizzare un evento dedicato a donne e bambini. Normali trattative tra privati. Almeno all'inizio.
«Avevamo preso accordi con la struttura - denuncia la presidente di Halal, Basma Farrag - sia sul prezzo, sia sul giorno dell'evento e anche sull'uso degli impianti. Ma, da un giorno all'altro, il proprietario ha cominciato ad assumere un atteggiamento arrogante nei nostri confronti e a cambiare continuamente le carte in tavola. Fino ad aumentare il prezzo stabilito. Poi, quando abbiamo accettato le nuove tariffe, ci ha detto che non potevamo usare gli scivoli».
Dal canto suo Luigi Riva, direttore della struttura Acquaneva, dà la sua versione dei fatti e si scrolla di dosso l'accusa di razzismo. «Hanno montato un caso sul nulla - replica - L'associazione chi ha chiesto che la struttura fosse riservata esclusivamente al suo evento ma, se chiudiamo il parco al pubblico, ovviamente non possiamo abbassare il prezzo più di un tot». Riva spiega anche che aver negato l'uso degli scivoli non è stato uno sgarro per scoraggiare la prenotazione: «Questione di manutenzione. Apriamo gli scivoli all'inizio di giugno». L'acquapark si stava anche organizzando per «arruolare» bagnine donne e rispettare la richiesta dell'associazione. «Il razzismo non c'entra proprio nulla. Per tutta la stagione abbiamo tra i nostri clienti donne islamiche che fanno il bagno vestite e nessuno dice niente». Eppure il risentimento per il mancato contratto si è trasformato in una voglia di rivalsa da parte dell'associazione islamica. Ed è arrivato alle orecchie del dirigente della comunità islamica italiana Sharif Lorenzini, che subito ha commentato: «Avrebbe dovuto essere un giorno di festa ma si è trasformato nell'ennesimo atto di discriminazione e di razzismo contro i musulmani». Lorenzini parla di un «episodio spiacevolissimo» e lo considera una specie di goccia che ha fatto traboccare il vaso. Da qui la decisione di impugnare carta e penna e scrivere al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano «per concordare una linea atta a equilibrare e rasserenare il clima sociale e concordare una serie di azioni per risolvere le questioni della comunità islamica». Insomma, Lorenzini denuncia il disagio e la frustrazione della comunità che rappresenta, soprattutto quando scatta qualche blitz contro presunte cellule terroristiche, come accaduto in Puglia qualche giorno fa con l'arresto dell'ex imam Andria. «Operazioni come queste - commenta - portano poi gli operatori ad assumere atteggiamenti come quello del proprietario dell'Acquapark». Adesso la associazione «Halal consumer» sta valutando se intraprendere un'azione legale nei confronti dell'acquapark davanti alla cui sede potrebbe organizzare una manifestazione di protesta. Ma si parla anche di una manifestazione d'avanti al Quirinale.
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