
«Convinzione e trasparenza». Maryan Ismail non abiura e non toglie il disturbo. Niente passi indietro, dunque, per la dirigente del Pd, sotto i riflettori da giorni per un'intervista rilasciata al Giornale sul caso delle moschee.
L'antropologa italo-somala aveva espresso critiche puntuali indirizzate a Palazzo Marino, e delusione per la linea tenuta a Milano: «La maggioranza dell'islam, laico e moderato, è stato escluso» ha detto. Oggi Ismail conferma le sue idee, peraltro maturate in tanti anni di impegno politico, e conferma anche l'intenzione di restare nella segreteria metropolitana del Pd, nonostante il segretario abbia tentato giovedì di darle un sostanziale benservito, dopo un giorno di passione per il partito, che non si è fatto mancare lo spettacolo di dichiarazioni di fuoco e maldestre correzioni di rotta, con il segretario, Pietro Bussolati, impegnato nell'improbo compito di tenere insieme tutto e tutti, anche quello che, evidentemente, insieme non può più stare. Da una parte ci sono i fedelissimi di Palazzo Marino, i compagni che difendono a spada tratta le scelte della giunta e dell'assessore Pierfrancesco Majorino (aspirante sindaco). Dall'altra parte chi avanza (pubblicamente o no) critiche e riserve. I cellulari dei dirigenti democratici in questi giorni sono incandescenti e il tentativo è chiaramente quello di ricucire per archiviare il caso il prima possibile.
La Ismail, da parte sua, non intende alimentare polemiche - e si vede - ma non sembra intenzionata a ingranare la retromarcia, anche perché dispone di una sua forza politica, che le deriva da consolidati rapporti interni al partito e anche da una rappresentatività non trascurabile in termini elettorali. Anche ieri l'antropologa ha usato la consueta prudenza nella dichiarazione, che ha scelto di pubblicare sul suo profilo facebook. Poche misurate parole. «Ho espresso le mie idee con convinzione e trasparenza - ha scritto - perché credo, come dice Bussolati, che sia importante la dialettica dentro un grande partito come il Pd. Confermo che nessuno, tantomeno il segretario mi ha mai chiesto di dimettermi dalla segreteria metropolitana».
Sulla «cacciata» (o la scomunica, o il «siluramento») della Ismail da parte di Bussolati, resta comunque il giallo di giovedì: prima è stata diffusa da un'agenzia un'articolata dichiarazione - attribuita al segretario - che definiva la posizione della Ismail «totalmente fuori dalla linea del Pd», poi - mentre Bussolati smentiva di averle chiesto un passo indietro - un nuovo lancio della stessa agenzia ha riportato una precisazione, che ridimensionava sì i toni del «siluramento», ma non la sostanza.
Ora, mentre il Pd cerca faticosamente di rimettere insieme i cocci, scoppia un altro caso: quello della comunità marocchina che - per bocca del suo storico esponente, Abdeljabbar Moukrim, lamenta di essere stata tagliata fuori anch'essa dall'opportunità di avere una sua moschea.
E si rivolge alla Ismail in questi termini: «Le possiamo dire solo noi che siamo stati esclusi in maniera plateale. La comunità marocchina milanese, la moschea di via Gonin e i musulmani moderati sono solidali con Maryan Ismail e sperano che le richieste di inclusione siano accolte, al più presto».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.