A quarant'anni dalla nascita del primo comitato etico indipendente, firmato Istituto Nazionale dei Tumori, il futuro di questa istituzione appare incerto. Il decreto del ministero della Salute Renato Balduzzi sul riordino della Sanità prevede una drastica riduzione dei comitati etici, che dovrebbero scendere al massimo di uno per milione di abitanti, ciascuno con competenza su una o più province.
Da qui la protesta dell'oncologo Umberto Veronesi: «Ogni istituto deve avere il proprio comitato etico - ha detto Veronesi- deve saper parlare e conoscere i propri medici, i ricercatori e il territorio in cui opera. Non è possibile delegare questa funzione a una struttura burocratica lontana».
Anche secondo Marco Pierotti, direttore scientifico dell'Int, il decreto non coglie nel segno: «Il criterio basato sulla densità di popolazione non va bene, basti pensare che il 40% dei nostri pazienti arriva da altre regioni. Bisognerebbe invece adoperare il criterio della densità dei pareri unici, cioè del carico di lavoro del singolo comitato, dato che alcuni non approvano più di cinque pareri all'anno».
Sul flusso di lavoro e sulla qualità del comitato etico dell'Int nessuno ha dubbi: nel corso dei quarant'anni di attività, l'attività del Comitato Etico Indipendente dell'Istituto Nazionale dei Tumori ha aumentato il numero delle sperimentazioni fino ai 150 casi del 2012.
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