La Kustermann in «Venti minuti» liquida Ambrosoli: non è di sinistra

«C'è una profonda differenza tra chi appoggia me e chi Umberto Ambrosoli. Io ho valori forti, non dico che Ambrosoli non li abbia, ma è difficile collocare le sue idee nel centrosinistra: ad esempio quelle sull'equidistanza tra scuola e sanità pubblica e privata». Era cominciata con una diretta a Radio popolare la giornata di Alessandra Kustermann, la candidata alle primarie del centrosinistra che ieri ha presentato il suo «Programma in 20 minuti» (consultabile anche su Facebook) alla Casa della cultura. E si è detta «divertita», dal sentire Ambrosoli dire «di essere di centrosinistra, senza trattino. Almeno non si definisce più di centro». Immediata la replica avelenosa. «Ha avuto lo stesso pensiero di Gabriele Albertini», la replica di Ambrosoli che evidentemente considera disdicevole pensarla come l'ex sindaco.
E la Kustermann, dovesse vincere, nei primi cento giorni proporrebbe «una controriforma della sanità lombarda voluta da Formigoni, lavoro a giovani e donne, ambiente e trasporto». Nella sanità, dice, pubblico e privato vanno riequilibrati. Da riunificare gli assessorati alla Sanità e alle Politiche sociali. «Poi ridurrei Asl e aziende ospedaliere a quattordici». Indispensabile «ridare dignità alla sanità pubblica, salvaguardare il privato quando è di eccellenza, come nel caso del San Raffaele o dello Ieo e togliere la qualifica di Irccs ai 7-8 istituti che l'hanno avuta negli ultimi 10 anni e che non fanno realmente ricerca e rivedere il sistema di accreditamento. E infine rilanciare i poliambulatori, trasformati in casa della salute per offrire supporto sociale e cure specialistiche». Poi incentivare il lavoro di giovani e donne, dando crediti e garanzie alle start up innovative, organizzare i trasporti, abolire i voucher regionali per iscrivere i figli alle scuole private e bilanci trasparenti. «Amo e apprezzo Pierluigi Bersani, che ho votato alle primarie.

Il fatto che il mio partito, a cui sono iscritta dal 1975, non sia dalla mia parte, non è un dramma. Serve un po' di rinnovamento, come dice Matteo Renzi. Nella segreteria del Pd lombardo sono rigidotti, gli ci vorrebbe un po' di “renzismo”.

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