L'Accademia di Brera si apre alla città e mostra i suoi talenti

Aule e laboratori diventano sale espositive Due partnership con Equita e Montepaschi

L'Accademia di Brera si apre alla città e mostra i suoi talenti

Fino al 10 agosto l'Accademia di Belle Arti di Brera spalanca le porte ai visitatori per la terza edizione di «Accademia Aperta» (dal lunedì al sabato, dalle 10 alle 18, ingresso libero). L'idea è quella di rafforzare il legame tra l'istituzione didattica e la città, favorito in questi ultimi tempi anche dalla riqualificazione del cortile voluta dal direttore della Pinacoteca James Bradburne e da una ritrovata vitalità del museo. Per un mese le aule didattiche e i laboratori dell'antica Accademia (260 gli anni di vita) diventano sale espositive dove mettere in mostra i talenti degli studenti. A questi ultimi il compito di guidare i visitatori tra le creazioni progettate durante i vari corsi, da quello di pittura a quello di scenografia, fotografia o fashion design, passando per la terapeutica artistica e il restauro. Un modo anche per raccontare i tanti e differenti indirizzi di un'Accademia che sta imparando ad innovarsi. Sono nate, a questo proposito, anche feconde partnership come quella del Premio Equita per Brera, sostenuto dalla società finanziaria indipendente per valorizzare i migliori talenti dell'Accademia: questa sera verranno selezionate e premiate con l'acquisizione tre opere degli alunni, dopo una visita dei lavori esposti per la quale Domus editoriale ha redatto una guida ragionata. Per Franco Marrocco, direttore dell'Accademia al secondo mandato triennale, «è importante che le aziende comprendano il valore dell'Accademia e ci accompagnino nelle nostre iniziative». Tra queste, la scelta di spazi privati (come il Dazio Art Café di piazza XXIV Maggio o la Banca Monte dei Paschi di Siena di via Santa Margherita) quali sedi espositive per le opere dei creativi della scuola. Fulcro di «Accademia Aperta» resta anche per quest'anno l'ampio Salone Napoleonico che ospita «Aministia. Colonialità italiana tra cinema, critica e arte contemporanea», a cura degli studenti del biennio di Visual Cultures e pratiche curatoriali del Dipartimento di Comunicazione e Didattica dell'Arte. Una mostra complessa: ragiona infatti sul tema dell'amnistia quale estinzione del reato da parte dello Stato (come previsto dall'articolo 79 della Costituzione) e sull' «amnesia» o meglio sulla sospensione di giudizio da parte della nostra società sui trascorsi coloniali. Esposte le riflessioni di artisti e filmaker tra cui spicca Luca Guadagnino: è il cinema, declinato come mezzo di propaganda nel passato e oggi come linguaggio di ricerca e di documentazione, il filo rosso che unisce le varie opere. Guadagnino è tornato nell'Etiopia dove ha trascorso l'infanzia per girare il documentario «Inconscio Italiano» mentre la tedesca Nina Fischer e Marona el Sani, tedesco di origine etiope, presentano la video-installazione «Freedom of Movement» dedicata al corridore etiope Abebe Bikila, primo africano a vincere la maratona di Roma nel 1960.

Rosella Biscotti riflette sulla nascita di Cinecittà quale macchina di propaganda mentre Cesare Pietroiusti sfrutta una serie di francobolli della Repubblica Sociale Italia per una colorata installazione e sabato alle 12 sarà protagonista di una performance dal titolo «Pensiero Unico» durante la quale canterà i ritornelli delle canzoni fasciste fino a perdere la voce.

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