L'Aci: "Le multe col tablet scorrette e per far cassa. Non siamo un bancomat»

Il presidente La Russa contro il Comune: "Usi i vigili per punire chi crea pericoli"

L'Aci: "Le multe col tablet scorrette e per far cassa. Non siamo un bancomat»

«Gli automobilisti non sono dei bancomat» attacca Geronimo La Russa presidente dell'Aci Club Milano, a proposito della polemica sollevata dagli stessi ghisa sulle multe senza tablet e sulle nuove indicazioni dell'amministrazione sulle sanzioni.

Il ragionamento è complesso: «In una città come Milano, internazionale ed efficiente, spiccano delle enormi contraddizioni. È possibile che Linate, il city airport, ancora non sia collegato con una metropolitana al resto della città? Ancora peggio: nella zona 5, una delle più grandi e popolose di Milano, si trova una sola fermata della metropolitana: Abbiategrasso sulla linea verde. E basta».

E questo solo per fare due esempi nella città, perché chiaramente le cose peggiorano se ci spostiamo nell'hinterland: chi abita a Opera per esempio, non ha alternative all'auto se vuole venire a lavorare in città, e così via. Il sistema della mobilità cittadina in sostanza va rivisto: da un lato chi arriva da fuori Milano non sa dove lasciare l'auto perché i parcheggi di interscambio sono insufficienti, dall'altro in centro si registra una carenza cronica di posti. E non stiamo parlando solo di posti auto, ma anche e soprattutto per le moto. Ecco dunque che non è pensabile multare a tappeto chiunque. «Un conto è la doppia fila o la sosta a un incrocio che rende pericoloso il passaggio o sulle strisce - precisa La Russa - e allora diciamo che non solo va bene la multa, ma addirittura che l'auto andrebbe rimossa. La sanzione ha una funzione educativa. Quindi la sanzione a chi, magari, ha sforato di dieci minuti la sosta che aveva pagato o a una moto parcheggiata per strada in un punto in cui non ostacola la circolazione nè i pedoni, solo magari perché è sul marciapiede, dal momento che i parcheggi sono pieni o addirittura occupati dalle auto non risponde ad altro criterio se non a quello della monetizzazione.

C'è poi il tema delicato dello sharing: molto spesso gli stalli per le moto sono occupati dai monopattini elettrici che vengono sistemati dalle società, per altri versi le bici e i motorini delle stessa società vengono «mollati» come se nulla fosse in mezzo ai marciapiedi, sulle strisce o sugli scivoli. Ma loro non vengono multati. E perché? Anche le società devono essere responsabilizzate sul tema: l'amministrazione non può usare due pesi e due misure, osserva il presidente.

Ecco, allora, che la modalità scelta dall'amministrazione ovvero di sanzionare con i tablet senza lasciare la notifica diventa un'arma a doppio taglio. La sanzione perde completamente la sua funzione educativa perchè l'automobilista indiscliplinato non si rende conto immediatamente dell'errore, rischiando di ripeterlo, e si trova addebitato anche il costo delle notifica automaticamente. Senza contare che, molto spesso, la raccomandata «torna indietro» costringendo il destinatario a passare una mattina in posta per ritirarla.

Bene la tecnologia, ma va usata in modo trasparente, non certo per tendere tranelli: «La richiesta ufficiale che da ente pubblico rivolgiamo all'amministrazione è di dotare i vigili milanesi della stampante che si collega al tablet - costa quanto una sanzione scherza la Russa - , in modo da lasciare il tagliandino della multa all'automobilista.

Ribadiamo al Comune il concetto: agli automobilisti non devono essere considerati dei bancomat dell'amministrazione. Non si può pensare di calcolare 285 milioni di sole contravvenzioni sulle spalle dei semplici cittadini».

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