L'allarme del Sacco: "Servono rinforzi per la riabilitazione"

Il direttore dell'Unità specialistica Andreoli: «Sempre più anziani, pochi letti e medici»

L'allarme del Sacco: "Servono rinforzi per la riabilitazione"

Marta Bravi

Tremila pazienti visitati l'anno nell'ambulatorio di fisiatria, 1200 accessi ex day hospital in macro attività ambulatoriale complessa, 20mila prestazioni ospedaliere di fisioterapia l'anno, 15 consulenze fisiatriche al giorno nei diversi reparti dell'ospedale, cioè un centinaio alla settimana. Sono i numeri dell'Unità specialistica di Riabilitazione dell'ospedale Sacco, che conta 14 posti letto per Quarto Oggiaro, Baranzate, Bollate, una parte del Gallaratese, che da solo conta 50mila cittadini. Numeri assolutamente sproporzionati per l'attività che svolge e per il costante e continuo invecchiamento della popolazione. «Quattordici posti letto sono insufficienti - spiega Arnaldo Andreoli, il responsabile dell'unità specialistica - ne servirebbero almeno 20, con un parallelo incremento di medici, infermieri, operatori socio sanitari. Così come sono insufficienti i nostri 17 fisioterapisti, che ogni giorno trattano sia i pazienti degenti nel nostro reparto sia quelli ricoverati nelle altre unità operative, oltre a effettuare le prestazioni ambulatoriali interne. Se anche fossero il doppio, sarebbero comunque pochi».

Da considerare, infatti, anche la particolare tipologia di pazienti che frequenta il reparto: il 70 per cento è over 65 e «se si considera - spiega Andreoli - che l'età media si è spostata fino agli 80 anni, il problema è evidente. Ora è comune ricoverare pazienti di 85 anni e più che hanno avuto un evento acuto. Noi come società non siamo ancora preparati al progressivo invecchiamento della popolazione e all'allungarsi della vita media: bisogna dare più spazio a questo aspetto e all'assistenza mentre la programmazione sanitaria a livello nazionale è stata ed è quella di ridurre il numero dei posti letto negli ospedali. Sarebbe auspicabile trovare i fondi per attivare servizi di trasporto che facilitino il raggiungimento dell'ospedale da parte di coloro che non sono autosufficienti o comunque in grado di spostarsi da soli».

Tra le criticità conseguenti agli scarsi investimenti in sanità anche la mancanza di supporti tecnologici: «La riabilitazione è fatta oggi anche di tecnologia, per esempio di macchinari per il controllo del tronco e per il recupero della propriocettività e della deambulazione, tramite l'uso della realtà virtuale e della robotica. Nell'ambito pneumologico si fa riabilitazione con macchine per la respirazione non invasiva».

L'unità specialistica di riabilitazione si occupa del recupero di una funzione persa in seguito a evento acuto: qui sono ricoverati e seguiti (anche dopo le dimissioni) pazienti che hanno avuto un ictus ischemico emorragico con perdita di una funzione motoria o della parola, pazienti che hanno avuto un evento acuto cardio respiratorio o una bronchite ostruttiva, banalmente che si sono fratturati il femore e che, oltre al recupero della funzione motoria, dopo due settimane o più a letto

devono recuperare anche l'equilibrio.

Nell'ambito di patologie osteoarticolari inoltre vengono praticate infiltrazioni intramuscolari, sottocutanee e paravertebrali con ozono, un potente anti infiammatorio e antidolorifico.

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