Il giorno dopo l'accelerata impressa da Silvio Berlusconi alla vita politica milanese, l'impressione è simile a ciò che accade in borsa quando i titoli sono saliti improvvisamente. Si diffonde l'ansia di un crollo. «Una settimana» per trovare il candidato sindaco di Milano, come ha detto il leader di Forza Italia a Calvagese della Riviera, è probabilmente più un auspicio, il segnale di un'attenzione forte al tema delle alleanze e soprattutto alla partita che si giocherà a Milano. Importante e decisiva, perché deciderà il baricentro degli azzurri. Ieri sera Berlusconi è tornato tra i suoi, per una cena di finanziamento elettorale con gli imprenditori organizzata a Villa Gernetto.
Sullo sfondo resta l'incontro con Matteo Salvini, annunciato da Berlusconi e confermato dal leader del Carroccio, atteso a breve. «Ci vorrà ancora una settimana» dicono però dalla Lega. Ciò che filtra con insistenza da ambienti leghisti è il timore di doversi confrontare con le candidature di importanti esponenti di Forza Italia a cui è difficile dire no ma che il Carroccio non ritiene la scelta più adatta alla sfida.
La base di Forza Italia è ottimista dopo la tre giorni sul Garda che ha visto riuniti gli esponenti più importanti del partito, pur di anime diverse, a fianco di un Berlusconi deciso a tornare in scena. I personaggi più spendibili tra gli azzurri a livello milanese sono Paolo Romani, presidente dei senatori di Forza Italia, e la coordinatrice lombarda Mariastella Gelmini, bresciana di origini ma ormai totalmente radicata a Milano, al punto da aver chiuso casa sul Garda per trasferirsi in pianta più stabile a Porta Romana. Nonostante i dinieghi, non è mai tramontato neppure il nome di Maurizio Lupi, Ncd, che gode del sostegno del leghista Roberto Maroni.
Sembra però che nessuno di questi nomi sia gradito alla Lega di Matteo Salvini e, nell'ipotesi di un'alleanza con la Lega, appare evidente che il veto del segretario lumbard non è cosa di poco conto. È il motivo che rischia di prolungare i tempi oltre la settimana auspicata dal Cavaliere tornato in campo. «Settimana» che appare più un'idea di rapidità che un tempo reale. Molti azzurri spingono perché sia Salvini a candidarsi, non fosse altro perché si libererebbero importanti incarichi da vicesindaco e assessori di peso. Il segretario della Lega però è tutt'altro che convinto. Secondo gli ultimi sondaggi di peso, commissionati a luglio, il nome del Matteo leghista non riesce a sfondare in certi ambienti, moderati e cattolici. Lui ne è più che consapevole. «Non possiamo portare tutte le croci» è la battuta che circola tra i suoi e che la dice lunga su come Salvini veda la prospettiva di correre da sindaco.
Su Affari italiani , dopo le parole di Berlusconi, impazza un totocandidato che vede in primissima linea Simone Crolla, consigliere Delegato della American Chamber of Commerce. Già deputato del Pdl, tra i fondatori di Italia unica con Corrado Passera, il diretto interessato nega. Continua invece ad aspirare apertamente lo scalpitante Giulio Gallera, che un sondaggio arrembante sempre su Affari italiani accredita di quotazioni e gradimento alti tra i milanesi.
La Lega di Salvini pensa a un esponente della società civile. Nomi? Il primo sulle labbra è quello di Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio che però non sarebbe disponibile. Più un modello che un nome.
Piace il modello Gabriele Albertini e Letizia Moratti, gente d'impresa passata alla politica. Spiegano dalla Lega: «L'identikit è un rappresentante del mondo produttivo o un rettore». E così è caccia aperta tra gli esponenti degli imprenditori. Ma anche nelle università.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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