Gli affari in fuga da Londra. La ricerca. E il nuovo «hub» dei profughi per sgravare gli altri centri di accoglienza vicini al collasso. Sono diversi gli scenari che Comune e governo prospettano per le aree legate all'Expo, dal campo base al sito utilizzato per l'esposizione. Il sindaco Beppe Sala annuncia con grande enfasi una trasferta inglese con l'obiettivo di candidare Milano a ospitare affari e istituzioni in partenza da Londra dopo la «Brexit». In particolare, Milano pensa a due agenzie che potrebbero essere costrette a salutare la capitale britannica. Su quest'obiettivo Sala è d'accordo con la Regione e con il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli, convinto che Milano possa «candidarsi come piazza finanziaria internazionale in grado di subentrare a Londra».
Le autorità europee nel mirino di Milano sono due: la Eba e la Ema. La prima, l'autorità bancaria, potrebbe trasferire nel «continente» europeo l'ufficio oggi aperto a Londra. L'altra, l'agenzia del farmaco, in Inghilterra ha la sua unica sede.
Ieri, a dar man forte al progetto di Sala è intervenuto anche il premier Matteo Renzi, che in un'intervista televisiva a SkyTg24 ha spiegato cosa intende fare: «Lavoreremo con Sala - ha detto - con un team, una Task force da Palazzo Chigi per coinvolgere gli esponenti più alti di economia e finanza a livello europeo per portare in Italia tutto ciò che si può portare in Italia». Sia l'autorità bancaria che quella farmaceutica europea «sono potenzialmente ben sposabili con la città di Milano e l'aera ex Expo, ci stiamo provando e ci proveremo», ha spiegato il premier.
Su questo potrebbe esserci accordo bipartisan delle istituzioni locali, come si è trovato su Human technopole, il futuribile centro di ricerca avanzata da creare a Milano sui temi della salute, delle nuove tecnologie e della nutrizione.
Comune e Regione, però, bisticciano da giorni su un caso parallelo: un centro destinato all'accoglienza dei profughi nel campo base di Expo, vale a dire nei prefabbricati sorti vicino al sito dell'esposizione e utilizzati nel 2015 per le maestranze che lavoravano all'evento. Campo base a parte, la partita delle aree post Expo è complessa e l'Human technopole riguarda solo una fetta ridotta, delle aree. E questo il centrodestra lo ha evidenziato spesso, di recente. Il governatore Roberto Maroni, poi, ha chiesto di «passare dalle parole ai fatti» sull'idea di un'area a tassazione ridotta. E anche in Comune il centrodestra chiede una svolta. «Parliamo di un'area da un milione e 100mila metri quadri - spiega oggi il consigliere azzurro Fabrizio De Pasquale - anche se spostiamo qualche agenzia da 150 o 300 persone non abbiamo risolto il problema. E bisogna trovare soluzioni che siano veloci nell'attuazione. È passato un anno quasi e non è chiaro niente. Noi vogliamo la commissione per verificare i conti Expo e vogliamo capire come si sta procedendo per valorizzare questo importante asset anche comunale. Se l'ipotesi è spostare università o uffici siamo in balia della burocrazia statale o europea. La svolta vera è pensare a come coinvolgere i privati». E la «no tax area» sembra solo una promessa: «È passato un anno - osserva De Pasquale - stiamo perdendo tempo, la Regione è costretta a spendere soldi per inventarsi manifestazioni che tengano viva l'area. Il fatto che si stia trasformando in un deserto è responsabilità del governo che ha presentato un progetto e nel frattempo non ha più fatto niente».
«Per spostare uffici o quartier generali - conclude il consigliere di Fi - il punto è se Milano ha tempi, burocrazia competitivi con altri luoghi del mondo. Se abbiamo un regolamento urbanistico o uffici che richiedono un anno, è perfettamente inutile andare a Londra».AlGia
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