Il via libera dopo 5 mesi (ma c'è già l'incubo ricorsi)

A febbraio le proposte presentate a Fondazione Fiera Il comitato del «no» è pronto a rivolgersi al Tar

La fumata bianca è arrivata dopo cinque mesi di stop and go. Fondazione Fiera aveva lanciato il bando a metà ottobre e ha aperto il 2 febbraio le buste con le offerte: due proposte scartate subito, quella per aggiudicarsi per mezzo secolo i terreni degli ex padiglioni 1 e 2 della Fiera al Portello è cominciata come una gara a sei. Alla prima scrematura si è arrivati il 3 aprile, la lista dei concorrenti è stata dimezzata: in campo sono rimasti il tecnologico «Milan Stadium» progettato dalla società rossonera, la «Milano Alta» do Votali-Stam - una passeggiata ciclopedonale e verde a sette metri di altezza, sul modello della highline di New York, con spazi per eventi, sport e planetario, e il «Magnete» del gruppo Prelios, un polo di tecnologia e innovazione dato per parecchio tempo come il superfavorito. Invece, a sorpresa, il 9 giugno è stato scartato ed è iniziato il derby tra il calcio e la «passeggiata green». Durato un mese, tra rilanci delle società in gara e rinvii (con richiesta di approfondimenti) da parte del Comitato esecutivo presieduto da Benito Benedini. Gli ostacoli al Milan Stadium: i costi di bonifica - inizialmente il club aveva posto un tetto di 15 milioni di euro -, le barricate annunciate dalla sinistra per l'approvazione della variante urbanistica in Consiglio, la necessità di acquistare un'area di circa 8.500 metri quadri di terreni proprietà del Comune per ampliare la capienza fino a 48mila posti. Al primo rialzo dell'affitto (3,7 milioni di euro all'anno) proposto a Fondazione Fiera da Vitali ha risposto lunedì mattina il Milan con un rilancio definitivo: la copertura totale dei costi di bonifica dei terreni (stimati in una ventina di milioni) e un aumento del canone da 3,5 a 3,950 milioni. In pratica, 450mila in più per i prossimi 50 anni (22,5 milioni). Lo scarto dal punto di vista economico è diventato troppo ampio da rifiutare: 197,5 milioni dal prossimo primo gennaio al 2066 quelli offerti a Fiera dai rossoneri, 185 milioni da Vitali. Uno scarto di 17,5 milioni che ha ribaltato i giochi: il cda e il consigliero generale che si sono riuniti a ruota due giorni fa, pronti a votare sì alla «Milano Alta» hanno rinviato di 24 ore la scelta, solo per approfondire il «piano b» del Milan qualora il Comune bocciasse il progetto. Doppio confronto di Benedini con i vertici di Vitali e club che ha chiuso l'offerta a 4 milioni tondi l'anno, e il comitato che dalle 18 si è riunito per tre ore in largo Domodossola ha sciolto ogni riserva.

Partita chiusa? Non ancora. Il comitato dei «No Stadio» è più rumoroso che largo nel quartiere, ma ieri sul web ventilava già l'ipotesi di ricorsi. Chiedendosi per quanto tempo una battaglia davanti al Tar potrebbe tenere fermi i cantieri.

Certamente, potrebbe bloccare i mille posti di lavori previsti dalla società per la realizzazione dell'impianto e le 500 assunzioni a regime. Non poco di questi tempi. C'è da dire che i comitati di quartiere lì in zona contestavanp pure il progetto Citylife. Hanno dato battaglia (anche legale) ma il grattacielo Isozaki sta salendo ad altezza record.

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