Testa bassa, sguardo fisso, le manette ai polsi. Sono le 8 di ieri mattina. Uno dopo l'altro quattro ragazzi egiziani vengono portati fuori dall'appartamento al primo piano e poi dallo stabile di viale Monza 101, fatti salire in auto e accompagnati in questura. Tra loro più tardi (in realtà già in tarda mattinata), pur non trovando una grande collaborazione, gli investigatori della sezione «omicidi» della squadra mobile e il pm Francesco Ciardi individueranno l'uomo su cui sembrano convergere tutti i sospetti per l'omicidio di Gerges Milad Sheker Camel, detto «Feres», il muratore egiziano 30enne ucciso a coltellate nella notte tra lunedì e martedì mentre cercava di fuggire dal suo aggressore, sul ballatoio interno di questa palazzina di quattro piani che si trova accanto al cavalcavia dei treni, vicino alla fermata «Rovereto» della metropolitana. Un'abitazione che Feres condivideva con altri sette connazionali. E nella quale, poco prima dell'omicidio, i vicini hanno spiegato di aver sentito scoppiare un violento litigio.
«Un diverbio degenerato ma che non riguarda nessun tipo di attività criminale» spiegano alla Mobile. Quindi una lite nata probabilmente per ragioni personali e quindi purtroppo anche di una certa banalità.
Un'ambulanza e un'automedica del 118 arrivano sul posto poco dopo le 4.30 di ieri, in seguito alle prime telefonate di richiesta di soccorso da parte dei residenti della palazzina. Svegliatisi di soprassalto quando dai toni alti delle voci concitate nell'appartamento degli egiziani si era già passati a ben altro.
Il personale del pronto intervento si accorge però immediatamente che per il muratore egiziano non c'è già più nulla da fare. I volontari trovano il cadavere riverso sul ballatoio, in mezzo al sangue, tra la porta d'ingresso dell'abitazione stile «Vecchia Milano» e la ringhiera che dà sul giardino interno. Una posizione che testimonia il tentativo di fuga del poveretto dal suo aggressore. Tra la parte superiore del torace e il collo del 30enne tre ferite profonde infertegli con un coltello, ritrovato a poca distanza dal cadavere, appena all'interno dell'appartamento. I coinquilini del morto sono ancora tutti lì quando subito dopo giungono in viale Monza la Mobile e la Scientifica.
Conosciuto in tutto il palazzo come un ragazzo perbene, tranquillo, con il permesso di soggiorno già da qualche anno e senza precedenti penali, l'egiziano ucciso passava le sue serate in casa, sul balcone, insieme ai suoi conviventi, a guardare il passaggio dei treni e delle vetture.
Un appartamentino molto modesto il loro, con il balcone zeppo di oggetti tra i quali una seggiola di legno dove si sedevano a vicenda per
dare appunto un'occhiata a quel che succedeva all'esterno, in viale Monza.«Lo vedevamo sempre lì, non ha mai dato fastidio a nessuno» ricordavano ieri pomeriggio malinconici i residenti del palazzo, in gran parte stranieri.
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