Locali e mega uffici, così rinasce via Meravigli

Dopo un periodo buio la strada torna viva: qui la sede di Ernst&Young

Via Meravigli: quella nota di stupore nel nome c'è tutta anche nell'aspetto, adesso che il polverone da scantinato è stato spazzato via. L'apertura della sede del network mondiale Ernst&Young, oggi semplicemente EY, inaugurato il primo luglio con la bruciatura di un cavo che ha tenuto l'intera strada al buio per un'ora, ha buttato a gambe all'aria il tono casalingo di una via bomboniera anni '50. Di quella Milano lì è rimasto un negozio sfitto e sfigurato dalla tribale grafia dei writer. Dopo cento metri, inizia un chilometro di vetri dove anche la parola futuro sembra il vezzo letterario di uno scribacchino campestre. La caotica impronta della tribù e l'asessuata estetica del capitale. Meraviglia dei contrasti.

Il palazzo che comprende il numero 12 e 14, gira intorno a via Camperio, via Giulini, via Porlezza, sbatte contro il sole una cristalleria di finestre così nude e lampeggianti, che le persone abituate al caro negozietto non riescono neppure a comprendere cosa stia accadendo all'avambraccio di corso Magenta, che pare si sia messo uno scafandro d'astronauta. Finché prima c'erano la Olivetti e poi la Telecom, gli uffici s'intonavano al bar, la boutique, la gioielleria, la gelateria, il parrucchiere, il fruttivendolo, che tra l'altro, purtroppo, non c'è più. Oggi non si può certo pronunciare la parola «ufficio» per questi vani a perdita d'occhio come un deserto chiuso in una scatola, che presentano pareti di bisazza e tavoli da computer grandi come tv, tanto che, nell'evoluzione green-high-tech del concetto di azienda, ci possiamo aspettare che tra poco si faranno riunioni in vetrina, come se il lavoro diventasse spettacolo quanto un bel collier o una redingote in mikado.

«Abbiamo scommesso sulla nuova vita della strada» raccontano Francesco e Domenico, proprietari del passato bar «Meravigli, diventato tavola calda e pizzeria con pasta al lievito madre. Da vent'anni sono qui, come veterani di un Vietnam metropolitano, e hanno puntato sul nuovo: l'arredamento interno è in legno bianco, ma anche per loro c'è la vetrina spalmata a diamante come la EY. Meno pretese per Francesco e Domenico. Un lunch genuino da pausa pranzo alla tradizionale maniera, perché green può essere anche il marchio della storia. Nel gigante della revisione dei conti invece ci saranno palestre di relax, per ritrovare l'energia tra una riunione e l'altra.

La sede metal-faraonica è certificata Leed (The Leadership in Energy and Environmental Design) un acronimo che negli Stati Uniti significa qualità del lavoro, connubio di efficienza, benessere, armonia d'azione con l'ambiente circostante, minimo livello di stress e di competitività. C'è stata un'evoluzione che ha mischiato il dark-yuppy con lo green-hippy, in un mondo che sta stravolgendo i canoni del XX secolo, e punta sulla nuova era. Via Meravigli ne è lo specchio.

EG

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