Lombardia oltre il Covid. Tornano cure "normali" e pendolari della sanità

Il presidente Monti: "Il modello non cambia". E i dati confermano: i positivi non vaccinati

Lombardia oltre il Covid. Tornano cure "normali" e pendolari della sanità

La sanità lombarda sta recuperando la sua forza tranquilla. Nelle strutture sanitarie riprende la cura delle patologie non-Covid - si deve smaltire un gigantesco arretrato - e intanto torna a riaffacciarsi sulla scena il pendolarismo dalle altre Regioni e si comincia a parlare concretamente di una riforma che - ha spiegato il presidente della commissione, Sanità Emanuele Monti - non intaccherà i fondamentali del modello lombardo poggiato sulle due gambe, pubblico e privato.

Questo lo scenario emerso ieri in occasione della presentazione dei dati sugli esiti di cura negli ospedali, in un seminario promosso da Fondazione Sanità Futura e da «The Skill Group». «Non dobbiamo fare stravolgimenti» ha annunciato Monti, anticipando che la riforma entro l'anno andrà in Consiglio regionale. «Faremo poche modifiche ma importanti» ha garantito.

Complessivamente, la sanità lombarda pare tornata a proiettare un'immagine di restaurata forza ed efficienza. E ottimismo si respirava anche ieri in occasione del seminario, cui ha partecipato il direttore generale del Welfare di Regione Lombardia, Giovanni Pavesi, oltre al presidente di Aiop (l'Associazione italiana Ospedalità privata) Dario Beretta.

Lo studio, illustrato dal presidente della Fondazione Gabriele Pelissero e da Carlo Signorelli, professore al San Raffaele, ha riportato una misurazione sull'efficienza delle prestazioni sanitarie di un triennio, e svela che la Lombardia - prima fra le Regioni italiane - ha performance migliori della media nazionale in 34 indicatori su 42, quindi nell'88% dei casi. A questo risultato risulta che contribuiscano sia gli ospedali di diritto pubblico (nel 62% dei casi sopra la media) sia quelli di diritto privato (migliori tre volte su 4).

Sembra ormai condivisa l'idea di un intervento sulla sanità territoriale, che ha mostrato dei limiti anche in questi 16 mesi, ma è condivisa anche l'intenzione di difendere un sistema che sia nel pre-Covid, sia nella resistenza alla prima ondata pandemica - dopo un iniziale disorientamento - ha confermato la sua forza, confermandola durante la seconda ondata e poi nella campagna vaccinale. «Entro la fine del mese - ha spiegato Monti - la Giunta approverà il progetto di riforma del servizio sanitario lombardo, che sarà poi discusso in autunno dal Consiglio regionale per l'approvazione finale entro il dicembre 2021. Un percorso dove non ci saranno stravolgimenti, ma che piuttosto avvierà la Fase 3 del sistema pubblico-privato lombardo, con uno sguardo al futuro e alle importanti opportunità di innovazione e sviluppo che il Pnrr consentirà».

Anche per Monti, esponente della Lega, «il meccanismo lombardo in vigore da oltre 20 anni» è sinonimo di libertà: esclude «la concessione di un monopolio erogativo in capo solo al settore pubblico», portando «più benefici che criticità».

Pavesi ha spiegato che il privato dovrà fare la sua parte anche nel territorio. «Lo sviluppo delle reti di offerta territoriali - ha annunciato - dovrà dare spazio anche all'ospedalità privata al fine di organizzare cure primarie e servizi sul territorio a fianco del pubblico».

Intanto la campagna vaccinale mostra risultati incoraggianti: ieri

proprio la direzione Welfare ha reso noto che nell'88% dei casi i contagiati Covid degli ultimi giorni sono pazienti non vaccinati, mentre solo il 6% dei contagiati rientra fra coloro che hanno completato il ciclo vaccinale.

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