Lucci, le chat criptate del capo ultrà del Milan finito in cella per droga

Il gip: "Sua leadership indiscussa". Ogni mese due carichi da 50 chili di hashish e marijuana

Lucci, le chat criptate del capo ultrà del Milan finito in cella per droga

Droga, tanta droga. E il «solito» Luca Lucci a fare da ago della bilancia. Ancora una volta c'è lui, «il Toro», («Belvaitalia» è invece il suo nome nei messaggi dei telefoni criptati con il sistema Encrochat), indiscusso leader della Curva Sud del Milan - tuttora sotto sorveglianza speciale e con un Daspo di tre anni - tra gli otto arrestati dagli investigatori della squadra mobile per traffico di droga tra il Sud America, la Spagna (hashish) e il Marocco (cocaina) verso la Lombardia. Almeno due carichi da cinquanta chili al mese tra hashish e marijuana quelli intercettati dai poliziotti guidati dal dirigente Marco Calì e dal vicequestore Alessandro Carmeli nell'inchiesta della Procura milanese coordinata dal pm Leonardi Lesti e dal gip Fabrizio Filice.

Lucci, che torna in carcere insieme a due dei suoi «amichetti» ultrà (Rosario Calabria detto Stilishgate, titolare del ristorante i Malacarne di Cologno Monzese storico ritrovo dei milanisti e il calabrese Rosario Trimboli, detto Saro o Ghost) seppure stavolta l'inchiesta risulti completamente slegata dagli ambienti della curva, sulla base di tutti i suoi precedenti penali nel luglio del 2020 era stato giudicato «socialmente pericoloso» dai giudici della Sezione misure di prevenzione del tribunale di Milano che lo aveva costretto a rimanere fuori dai «comuni di Milano e Sesto San Giovanni» e «mantenersi ad almeno 3 chilometri di distanza» dagli stadi di tutta Italia. Inoltre, era stato condannato per aver sferrato un pugno, nel derby Milan-Inter del 15 febbraio 2009, al tifoso interista Virgilio Motta facendogli perdere un occhio.

Famosa una sua storica stretta di mano nel dicembre 2018, alla festa dei 50 anni della Curva sud, con l'allora ministro dell'Interno Matteo Salvini, Lucci, 38 anni, è rimasto comunque sempre lo stesso che all'epoca di quel gesto aveva patteggiato una condanna per traffico di droga. Ovvero il leader di un piccolo cartello di narcos che lui negli ultimi controllava dalla sua base di Scanzorosciate (Bergamo) circondato da una cozzaglia di cortigiani del suo medesimo pedigree criminale che hanno continuato a conferirgli, naturalmente nel loro ambito, la fama dell'imbattibile.

Nella richiesta di misure cautelari il pm Leonardo Lesti parla di un «modus operandi caratterizzato da comunicazioni criptate». Con Lucci che dimostra di «avere grosse disponibilità di denaro contante, tanto che è in grado di pagare subito dopo la fornitura di 90 chili di hashish i quasi 300omila euro» per pagarli.

Insomma, da quanto emerge dalle intercettazioni riportate in una ordinanza di custodia cautelare di oltre 200 pagine, Lucci è innanzitutto non un leader ultrà e tanto meno il capo della società «Lu.Ma» bensì un trafficante di cocaina, marijuana e hashish. Alla frase di un amico Io spaccio il capo della curva Sud del Milan risponde diretto: Fino alla morte. Quindi in un'altra intercettazione conclude: Fra, se stiamo sereni mangiamo tutti e pure bene.

Per arrivare alle otto ordinanze di custodia cautelare di ieri gli investigatori della Mobile sono partiti da un'altra inchiesta, quella

dell'agguato al narcotrafficante Enzo Anghinelli (sopravvissuto in via Cadore a uno sparo al volto nell'aprile 2019) e da lì hanno ricostruito uno dei canali di approvvigionamento di Lucci e della sua banda di trafficanti.

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