Luoghi di culto, da Jenner e via Padova ci riprovano

Chiuso il bando per le aree di interesse. Asfa: «Pisapia ci ha deluso, soldi spesi inutilmente»

Alla fine anche i musulmani della Casa di via Padova 144 hanno consegnato la loro busta sigillata. A mezzanotte sono scaduti i termini fissati dal Comune per presentare le «manifestazioni di interesse» e costruire centri di preghiera. E anche il centro diretto dall'Ambrogino d'oro Asfa Mahmoud farà parte della partita. «Abbiamo consegnato la nostra richiesta - spiega il rappresentante della comunità - solo perché non si tratta di un bando. Altrimenti non avremmo partecipato». L'imam è ancora amareggiato per come sono andate (a vuoto) le cose con lo scorso bando, concluso con un nulla di fatto dopo una lunga agonia. Quella «partita» alla Casa di via Padova era costata la bellezza di 40mila euro, tra architetti, progetto e avvocati. Per niente. «Siamo molto delusi - spiega Asfa Mahmoud - Stavolta chiediamo almeno che il Comune ci indichi dove possiamo realizzare la nostra sede. Siamo anche disposti ad acquistare l'area, purché sia di almeno 1.500 metri quadrati. Ad oggi siamo costretti a pregare a turni perché non c'è abbastanza spazio e siamo sotto sfratto». La Casa musulmana è stata sfrattata da tre anni dal proprietario dell'immobile di via Padova e, in teoria, avrebbe già dovuto lasciare l'area il 19 ottobre. «Tuttavia, credo che da qui a un'assegnazione degli spazi passerà oltre un anno» sostiene Mahmoud.

Come il centro di via Padova, anche il centro islamico di viale Jenner e i musulmani di via Fratelli Cervi hanno partecipato al «bando che bando non è». Ma tutti sono convinti di perdere altri cinque anni senza concludere nulla. Nel dubbio hanno consegnato le buste, sperando che il tutto non finisca in un vicolo cieco. Chiedono il riconoscimento ufficiale delle loro sedi i siriani di Cascina Gobba e i turchi di via Maderna, zona Mecenate, dove anni fa avevano tentato di installare un piccolo minareto e una cupola.

Oggi Palazzo Marino comunicherà il numero delle richieste. «Riteniamo che oltre al rispetto formale della norma, data la complessità e sensibilità del tema, - avevano sottolineato, prima della chiusura dei termini, la vicesindaco Anna Scavuzzo e l'assessore all'Urbanistica Pierfrancesco Maran sia fondamentale procedere con incontri che chiariscano alle comunità religiose l'importanza della fase di raccolta delle informazioni necessarie a sondare le loro esigenze. Incontri che saranno anche l'occasione per spiegare le modalità di stesura del piano che ci consentirà di realizzare a Milano i nuovi luoghi di culto di cui c'è bisogno». «Vogliamo garantire a tutti i cittadini, di qualunque credo, di poter incontrarsi e pregare in luoghi dignitosi e adeguati - spiegano gli assessori -.

Più questo percorso sarà partecipato e condiviso, prima riusciremo a raggiungere l'obiettivo». Di incontrì però ne sono già stati fatti in abbondanza, anche durante la precedente amministrazione. E le comunità islamiche cominciano a scalpitare.

MaS

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