Sì può essere processati un'altra volta, accusati di avere commesso un delitto per cui la si è già fatta franca? Sì, secondo il sostituto procuratore generale di Milano Carmen Manfredda. Che ha chiesto di riportare sul banco degli imputati Giuseppe Piccolomo, l'imbianchino divenuto tristemente celebre nel 2009 per avere ucciso una anziana signora, e per averle mozzato le mani - sulla scorta di quanto appreso guardando Csi e altri telefilm da obitorio - per ostacolare le indagini. Per l'uccisione della signora, che si chiamava Carla Molinari, Piccolomo è già stato condannato all'ergastolo. Ma la Manfredda è convinta che la povera vecchietta non sia stata l'unica vittima di Piccolomo. L'incidente d'auto in cui nel 2003 rimase bruciata la moglie dell'uomo, secondo il magistrato fu anch'esso un omicidio. E a uccidere fu sempre lui, quest'ometto grigio e apparentemente inoffensivo.
Il problema è che la morte di Marisa Maldera, la prima moglie di Piccolomo, per la giustizia è un capitolo chiuso. Il fascicolo relativo all'incidente si aprì e si risolse come omicidio colposo: Piccolomo, che era alla guida della Volvo che sbandò e andò a schiantarsi nei pressi di Caravate, fu ritenuto responsabile di avere causato con la sua imperizia al volante la morte della donna. E se la cavò patteggiando una pena di due anni e mezzo di carcere. Invece la dottoressa Manfredda si è convinta che si trattò di un delitto premeditato con lucidità e efficienza. Piccolomo voleva liberarsi della moglie per poter sposare la colf marocchina e incassare una polizza sulla vita. Così caricò in auto una tanica di benzina, andò deliberatamene fuori strada, poi diede fuoco all'auto con la donna bloccata accanto al posto di guida.
Il magistrato - come ha reso noto ieri il quotidiano varesino La Prealpina - ha raccolto il racconto particolareggiato delle due figlie di Piccolomo e della Maldera: dopo avere patteggiato la mite condanna, il padre-padrone avrebbe addirittura raccontato alle due figlie i dettagli del delitto: «Era chiusa in auto a bruciare e mi chiedeva aiuto».
Si può permettere che il responsabile di una simile efferatezza la scampi? No, secondo Carmen Manfredda: che ha invitato la Procura di Varese ad attivarsi, sulla base di due sentenze della Cassazione che permetterebbero di riaprire il caso.