Luca Fazzo
E adesso il mirino del pool antimafia della Procura inquadra direttamente Amsa, l'azienda per la pulizia urbana che il Comune di Milano considera da sempre uno dei suoi fiori all'occhiello e che ora si dimostra drammaticamente permeabile dalla corruzione e dal malaffare, come emerso nell'inchiesta «Mensa dei poveri». Non c'è, ritengono i pm, solo il caso isolato di qualche mela marcia, qualche singolo episodio di corruzione. L'analisi che gli inquirenti guidati dal procuratore aggiunto Alessandra Dolci sta compiendo in questi giorni starebbe dimostrando che in Amsa sono mancati totalmente i meccanismi di controllo interni. E questo, per la legge, è un reato di cui l'azienda deve venire chiamata a rispondere.
La disinvoltura con cui Mauro De Cillis, direttore operativo dell'azienda, e i funzionari Sergio Salerno e Giampaolo Riva, intrattenevano rapporti con le aziende appaltatrici di Amsa emerge con chiarezza dalle carte dell'inchiesta e fa una certa impressione. Dimestichezza, il «tu» dato e contraccambiato, le richieste esplicite o implicite di quattrini: una azienda come Amsa, che pure era passata indenne a suo tempo nella bufera di Mani Pulite, appare ora infestata dal malaffare. E il fatto che costituisca un pezzo di un colosso pubblico come A2A rende ancora più sconcertante quanto accaduto. Specialmente se oltre alle due gare d'appalto addomesticate - la neve e la rimozione dei rifiuti abbandonati - di cui la Procura si sta già occupando ne saltassero fuori delle altre.
Insieme ad Amsa (anche se oggettivamente un passo indietro) c'è Metropolitana milanese, altra azienda-simbolo della città. Non ci sono uomini di Mm tra gli arrestati, ma il nome dell'azienda compare a ripetizione: c'è l'appalto per il potenziamento dei sistemi di fognature che va ad un'azienda in contatto, anche se indirettamente, con Giuseppe Molluso, figlio del boss Giosafatto, che fornisce la security per il cantiere; c'è la festa tra manager e appaltatori per la vittoria dei lavori di via Adriano; c'è il sospetto, insomma, che l'azienda abbia tenuto la guardia un po' bassa sul tema della trasparenza e dei codici interni di comportamento.
In attesa degli sviluppi dell'indagine milanese, pm al lavoro anche a Busto Arsizio dove la scorsa settimana sono finiti agli arresti il sindaco di Legnano Giambattista Fratus (domiciliari), il vicesindaco Maurizio Cozzi (carcere) e l'ex assessore Chiara Lazzarini (domiciliari).
Il pm Nadia Calcaterra li ha interrogati ieri: la Lazzarini ha rifiutato di rispondere («non è in condizioni psicofisiche di affrontare un interrogatorio», dice il legale) mentre sia Fratus che Cozzi hanno spiegato di avere «pensato sempre al bene della città che amministravamo», negando favori a amici, parenti o compagni di partito. Una versione dei fatti che trova più di una conferma nelle carte processuali.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.