Si leccano i baffi quando cè la pasta al pesto e storcono il naso quando devono mangiare la minestra. Niente di nuovo insomma. I bambini fanno i bambini. Anche seduti alla mensa della scuola dove se non trovano una maestra che li incita un po finiscono per impilare i piattini di plastica ancora pieni di cibo. Risultato: in tre settimane nelle scuole cittadine finiscono in pattumiera 143 tonnellate di scarti che moltiplicate per le 36 settimane di servizio della Milano ristorazione «fanno raggiungere numeri impressionanti», mette in allarme Gabriella Iacono, presidente della società che gestisce le mense scolastiche artefice lei stessa della ricerca, presentata ieri durante il convegno sulla nutrizione scolastica a Palazzo Marino. È uno spreco quantificabile in migliaia di tonnellate di rifiuti «inaccettabile» secondo la stessa Iacono «ma che non è da imputare solo alla qualità o alla tipologia dei cibi ma anche alla quantità degli alimenti messi nei piatti dei bambini».
Ad esempio ai ragazzi delle medie vengono dati 90 grammi di pane, alle elementari 60 grammi di insalata, allasilo un piatto con più di 60 grammi di pasta. Per questo hanno avviato quella che chiamano la «revisione della grammatura» ovvero una verifica delle porzioni. Le quantità servite infatti - spiega Iacono - sono legate a un Contratto di servizio col Comune firmato nel 2001. Vecchio insomma. Milano Ristorazione ha fatto la sua parte. Ora lAsl dovrà valutare se i conti fatti sono giusti dopodiché potranno essere fatte le eventuali correzioni. Lindagine è stata fatta nelle ultime tre settimane su mille bambini di 10 classi di 10 diverse scuole primarie della città. Sono stati raccolti 2000 kg di scarti, che, stimati sullintera città, raggiungono le 143 tonnellate.
Quasi il 30% dei piatti serviti è ben accettato dagli alunni milanesi, il 62% lo è parzialmente, il 9% è parzialmente rifiutato. Nessun piatto, invece, è totalmente rifiutato. I primi piatti sono i preferiti: tutti sono almeno parzialmente accettati, due quasi allunanimità e si tratta della pasta al pesto e quella al pomodoro, assieme a ravioli di magro, gnocchi e risotti vari. Allultimo posto restano le «odiate minestre», tra cui quella di orzo, assieme alla pasta con crema di carciofi. Meno successo hanno i secondi piatti, anche se con grandi differenze: carne e formaggi, a parte il caprino, risultano abbastanza graditi, frittate e pesce, in primis il merluzzo gratinato, fanno storcere la bocca a tanti. Davanti alle verdure cotte, ai piccoli milanesi sembra proprio chiudersi lo stomaco, un po meglio per la verdure cruda, come carote e finocchi, soprattutto se servita come «stuzzichino prima del pranzo» sotto suggerimento dei comitati genitori. Venendo alla frutta e al pane, è difficile valutare dagli scarti la qualità o il gradimento, come ha spiegato la presidente di Milano Ristorazione Gabriella Iacono, «il consumo dipende molto da quanto e cosa i bambini hanno mangiato prima: la frutta, arriva spesso quando sono sazi, mentre il pane ha un successo tra quei bambini che non mangiano i piatti di portata e si saziano con quello». «È una Milano Ristorazione più globale e più partecipativa, aperta al dialogo con i comitati dei genitori che tenga conto delle complessità ma arrivi comunque ad una mediazione tra necessità e desideri», ha commentato il vicesindaco e assessore allEducazione Maria Grazia Guida. Servendo 80mila pasti al giorno, si trova a dover tener conto anche degli oltre 25mila minori che frequentano le scuole e che, se non sono stranieri loro, hanno comunque genitori stranieri. Ad affiancare il Cda ci sarà ora un comitato scientifico con nutrizionisti e pediatri. Intanto a metà aprile parte il menu estivo dove ci sarà il gelato, lo yogurt e saranno ridotte le frittate.
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