«Sono alla quinta legislatura, vi garantisco che le Zone con i Consigli rappresentavano i cittadini e proponevano progetti al Comune». Oggi? Il contrario. «Ci propongono progetti precostituiti». Gaetano Bianchi, da oltre 20 anni consigliere di Forza Italia, rimpiange le «vecchie» Zone, e non è il solo. L'assetto pre-riforma, pre-decentramento, era migliore anche per Rita Cosenza (Lega) che sulla scorta della sua esperienza in Consiglio di zona 3 dà voce allo stesso malcontento: «Le vecchie Zone - dice - avevano molte più competenze reali». Molti la pensano così, nel centrodestra: la riforma è stata un flop, per una precisa volontà di Palazzo Marino. E molti ne parlano, oggi, dopo le ultime polemiche relative al mancato coinvolgimento dei Municipi nelle scelte relative alla viabilità e alla gestione della sicurezza. Drastico Riccardo Truppo, presidente di commissione in Zona 2: «La giunta Sala ci ritiene dei passa-carte» attacca. E ricorda di aver subito inscenato una protesta, occupando l'aula consiliare e bloccando i lavori. Proprio Truppo ha avviato - due giorni fa - un progetto di pattuglie municipali per la Sicurezza. E aggiunge: «Siamo riusciti a fare tanto con creatività ed impegno nonostante gli ostacoli». Ma proprio il caso delle pattuglie della Martesana dimostra che i Municipi devono inventarsi di tutto, per sopperire a inerzie e rifiuti di Palazzo Marino. Il sospetto è che il Comune blocchi il decentramento perché 5 Municipi su 9 sono «di centrodestra». «Chiudiamo i Municipi, è meglio», dice Massimiliano Perri (Milano popolare, Zona 6) raccogliendo la provocazione lanciata ieri dal Giornale. «I Municipi così come esistono oggi sono di gran lunga una presa in giro - commenta Vincenzo Viola (Fdi), già candidato presidente in Zona 3 - non era questo lo scopo e l'obiettivo della riforma, erano sicuramente molto più trasparenti e democratici i Consigli di zona. Non era questo che i cittadini volevano e si aspettavano».
La frustrazione dei consiglieri è doppia, perché l'elezione diretta sposta sugli esecutivi municipali i poteri. Ma anche i presidenti sono insoddisfatti, come spiega bene Paolo Bassi, che dal 2016 guida il Municipio 4, dopo 20 anni di lavoro sui banchi del Consiglio. «Dopo due decenni - riflette - penso di poter parlare di vizi e virtù del sistema». Bassi ricorda il regolamento-Lucchini (era Formigoni) e le speranze di allora. «Era molto avanzato - dice da federalista convinto - in linea con Milano, ma purtroppo rimase sulla carta». Milano in effetti, stranamente su questo è sempre stata in ritardo, rispetto a Roma e non solo. E in ritardo resta, per una riforma, quella varata nel 2015, che non è mai stata attuata: «I Municipi - spiega Bassi - funzionerebbero meglio con meno competenze e più poteri. A me farebbe piacere avere più potere di incidere davvero su alcune cose, riducendo la sfera delle competenze su materie in cui possiamo fare ben poco». La ricetta di Bassi, insomma, è limitare la materie in cui Zone e Comune «concorrono», in teoria, perché di fatto fa tutto il Comune. Una cosa resta in quei casi ai Municipi: ricevere le proteste dei cittadini. Meglio allora la chiarezza. Il modello positivo è il verde pubblico. «Funziona - dice - Puoi investire, programmare, c'è un piccolo budget, hai dei margini decisionali». Su urbanistica e manutenzioni si potrebbe fare molto di più. Ma se non si delegano anche risorse umane e finanziarie è una finzione. «Se avessimo un budget per piccoli interventi - spiega Bassi - potremmo pianificarli. È chiaro che le piccole cose possiamo farle meglio noi». All'estremo opposto la sicurezza. «Gli assessori temono differenze da Zona a Zona, ma allora perché io devo essere il terminale del malcontento? Volete occuparvene a livello centrale? Bene, ma si sappia. Mettiamo in chiaro chi fa che cosa». «Abolire i Municipi? No, ma se non si ha il coraggio di attuare davvero il regolamento vigente, restituire delle deleghe sì».
Il presidente di Zona 9 Giuseppe Lardieri (Fi), da tempo propone un evento per riflettere su questi problemi: «Non per piagnucolare - dice - ma per fare un'analisi concreta. Noi non siamo i vecchi consigli, c'è un'elezione diretta e un potere esecutivo. I municipi sono importantissimi. Ma il Comune deve dimostrare maturità e dare competenze specifiche, chiare, non si possono fare le cose a metà. Confrontiamoci - dice - dateci la possibilità di lavorare, dentro un indirizzo del Comune, certo, noi lavoriamo e possiamo essere giudicati, ma com'è possibile che per ogni cosa dobbiamo passare dagli assessori? Noi non vogliamo togliere niente a nessuno ma lavorare per un progetto di tutti».
A sinistra qualche imbarazzo, ma Simone Zambelli, presidente del Municipio 8, parla chiaramente. Non nasconde i problemi ma è ottimista: «Il regolamento va applicato in tutte le sue parti, vanno assegnate risorse, competenze e personale. Le grandi città si governano così, in ottica sussidiaria e decentrata.
Abbiamo perso l'occasione di costruire davvero la Città metropolitana e oggi ci sono delle criticità oggettive e sarebbe disonesto non riconoscerlo, ma - aggiunge - già ora i Municipi incidono sulla vita della città, sicuramente meno di quello che vorremmo. Sono fiducioso nella riorganizzazione della macchina comunale a cui sta lavorando il Sindaco insieme alla Direzione generale del comune. Vedremo gli sviluppi».
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