Cronaca locale

Milano corre ma non chiude le porte a chi soffre

di Giuseppe Sala

Per la quarta volta negli ultimi 34 anni, un Papa visiterà Milano. Se si pensa che nei precedenti 566 era avvenuto una sola volta, si ha l'idea di come le distanze con l'Oltre Tevere si siano di molto ridotte. E proprio per questo ogni volta la presenza del Papa diventa una reale opportunità di accompagnamento, di verifica e di ammonimento. Negli anni '80 Milano appariva una città senza problemi, anche se in molti non erano nelle condizioni di parteciparvi. E Giovanni Paolo II nella visita del 1983 l'aveva salutata come «cuore pulsante dell'economia nazionale e promotrice generosa di iniziative di beneficenza e di carità» ma aveva ricordato, con il cardinal Martini al fianco, come si riscontrassero «quei fenomeni negativi che inquinano la società moderna» e che impediscono di «recuperare la matura coscienza della dignità e della responsabilità dell'uomo». Con Benedetto XVI era stata la famiglia al centro di una riflessione che aveva fortemente sottolineato la necessità di una maggiore attenzione ai temi di una libera educazione dei giovani. La visita del Santo Padre metterà il dito ancora una volta nelle contraddizioni del nostro vivere, con una forte accentuazione dei temi della disuguaglianza sociale e della difesa dei più deboli e rappresenterà una vera benedizione per tutti noi. Milano è in una fase certamente positiva, l'Expo (cui il Papa dedicò un messaggio in diretta il giorno dell'inaugurazione) ha rilanciato l'interesse anche internazionale. Ma proprio questa fase positiva non può e non deve farci dimenticare che se una parte della città luccica, ancora in molte parti la vita è difficile. È proprio da qui che è partito il nostro impegno per ridurre le due velocità con cui si muove verso il futuro. La presenza di Papa Francesco, con il suo carico di umanità e di concreta attenzione verso i poveri e gli emarginati, è un'opportunità unica per confermare e meglio indirizzare questo impegno verso i poveri, i carcerati e tutti coloro che bussano spinti dalla disperazione, dalla guerra e dalla persecuzione. Milano non chiude e non chiuderà mai le sue porte a chi soffre. Che Papa Francesco ci aiuti a non dare mai ascolto alla voce del nostro egoismo e di coloro che girano la testa di fronte a chi invoca aiuto.

E sono sicuro che, dopo la sua visita, i milanesi sapranno continuare con rinnovato impegno sulla strada della solidarietà e dell'amore per il prossimo.

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