Milano, il crocevia digitale dei pagamenti elettronici

Un viaggio nell'impresa milanese che gestisce il traffico di Pos, bancomat e carte di credito

L'ultima operazione della Sia è degli ultimi giorni del 2016: ha concluso l'acquisizione dal gruppo Unicredit delle attività di gestione di circa 13,5 milioni di carte di pagamento, 250mila terminali di pagamento elettronico (Pos) e 12mila bancomat in Italia, Germania e Austria. Così la società milanese allarga il proprio portafoglio e raggiunge quasi 75 milioni di carte di credito, di debito e prepagate. Sia fa un lavoro invisibile ma indispensabile: «processa» i nostri pagamenti, li rende possibili. Ce ne serviamo tutti, senza saperlo. Oggi che i dati viaggiano su reti in fibra ottica, tutto è automatico e immediato, senza più supporti materiali. Un pagamento, una bolletta, una rata di mutuo, l'utilizzo di una carta di credito o di un bancomat. Un acquisto di titoli dal pc. Bastano centesimi di secondo. Tutto invisibile, tutto indispensabile.

Fondata a Milano quarant'anni fa, nel 1977, Sia è la prima azienda in Italia e tra le maggiori in Europa nello sviluppo e nella gestione dei pagamenti elettronici. In città ha la sua sede principale, altre sette sedi sono sparse per il mondo, dalla Polonia al Sud Africa, dall'Austria all'Inghilterra. Il palazzo milanese è moderno ma discreto, perché la riservatezza è un principio inderogabile, vista la sicurezza assoluta richiesta da un mestiere delicatissimo. Nel Nord Italia e in Germania, in località segrete, due altri siti da fantascienza replicano tutte le funzioni e tutti i dati, pronte a garantire continuità di servizio in caso di interruzioni, come in un gigantesco backup. Non ce n'è mai stato bisogno.

La nascita di quella che allora fu battezzata come Società interbancaria per l'automazione, fu voluta dalla Banca d'Italia, dall'Abi e da un gruppo di banche, nella convinzione che i tempi richiedessero al nostro Paese la realizzazione di un'infrastruttura tecnologica in grado di dare una spinta determinante all'evoluzione del sistema bancario e dei servizi alla clientela. Dalla sua costituzione, l'azienda è stata protagonista dello sviluppo dei sistemi di pagamento, attraverso la creazione della Rete nazionale interbancaria (che connette tutte le istituzioni finanziarie), l'automazione del sistema interbancario dei pagamenti e la nascita dei primi Bancomat e dei primi Pos. Negli anni Ottanta, anche per effetto della fusione con il CedBorsa, Sia è stata protagonista dell'automazione dei mercati della Borsa italiana e nell'avvio dei mercati all'ingrosso e-Mid e Mts. Così profondamente al servizio del mondo bancario e finanziario, Sia non poteva che nascere e prosperare a Milano.

Le sue attività si basano su un'infrastruttura difficile da immaginare: 180mila chilometri di fibra ottica, una lunghezza pari a 4,5 volte l'Equatore, con cui la società fa dialogare oltre 4.800 banche dell'area euro, a cominciare da tutte le italiane. Opera in 41 Paesi, europei ed extraeuropei. Sui suoi cavi, vere autostrade digitali, corrono stipendi, bonifici, rate, bollette, rimborsi, addebiti e accrediti, pagamenti e incassi. Un valore incalcolabile, miliardi di euro al giorno. Sia gestisce circa 75 milioni carte di credito, di debito e prepagate, quasi un milione di esercizi commerciali e oltre 250mila terminali Pos. È anche la piattaforma più importante in Europa nella gestione del mercato dei titoli di Stato, sia primario (quello delle nuove emissioni) che secondario. Attraverso Montetitoli, regola gli ordini di Borsa eseguiti, li lavora e li contabilizza. Quando la Banca centrale europea ha messo a gara la gestione della propria rete ha vinto Sia, che oggi collega l'istituto di Draghi con le quattro grandi banche centrali del Continente, Francia, Germania, Spagna e Italia. Per altre 14 banche centrali tra cui Svezia, Norvegia, Libano, Palestina, Egitto e Nuova Zelanda ha realizzato i sistemi interbancari nazionali. Nel 2014 tutti i pagamenti dei 34 Paesi dell'area euro hanno adottato un unico standard (Sepa) e la società italiana ora ha il 35% di questo colossale mercato. Oggi Sia gestisce le compensazioni di 9,9 miliardi di transazioni e «lavora» 2,8 miliardi di pagamenti grazie alle sue piattaforme. La sua presenza al servizio dei mercati finanziari le dà la capacità di gestire qualcosa come 41,7 miliardi di transazioni e oltre 350 milioni di proposte di negoziazione al giorno (pari a 50mila al secondo).

È senza dubbio un pezzo esemplare di «made in Italy», avanzato, intelligente, che compete nel mondo intero. Proprio per queste sue caratteristiche qualche anno fa stava per essere inghiottita da un concorrente straniero. Era il 2013 e l'azionariato di allora, formato dai maggiori gruppi bancari, voleva disimpegnarsi; prossima alla firma era l'olandese Equens, che aveva lanciato un'offerta ostile. Massimo Arrighetti, da tre anni amministratore delegato, aveva già provveduto a renderla efficiente e a investire su ricerca, innovazione e sviluppo internazionale; era stato chiamato proprio perché la società era in affanno, con azionisti intenzionati a vendere e monetizzare. Nessuno meglio di lui conosceva le potenzialità dell'azienda, ed era consapevole che sarebbe stato un vero peccato se l'Italia si fosse lasciata sfuggire un'infrastruttura strategica di queste dimensioni e con così elevate prospettive. Armato della sua autorevolezza (è una delle figure più stimate del mondo finanziario italiano, nel 2000 è stato il padre del Bancoposta e poi capo della Banca dei Territori nel gruppo Intesa Sanpaolo) si è rivolto al Fondo strategico italiano (controllato dalla Cassa depositi e prestiti) che ha capito lo spirito dell'investimento e ha rilevato il 49,89% del capitale, quota che lo rende tuttora il primo azionista. Oggi dopo l'uscita della Banca d'Italia negli anni Ottanta - gli altri soci sono F2i, Orizzonte Sgr, Intesa Sanpaolo e Unicredit, Mediolanum, Deutsche Bank, Banco Popolare. Il gruppo è cresciuto costantemente, oggi ha duemila dipendenti, ricavi per 449 milioni (di cui 25% provenienti dall'estero), un utile operativo di 100, netto di 70.

L'ultima novità in casa Sia si chiama Jiffy, un sistema che permette di trasferire somme di denaro in tempo reale da uno smartphone all'altro, ad uso di qualunque privato, con la facilità e l'immediatezza di un sms: qualcosa di molto simile a un WhatsApp dei pagamenti. È già a disposizione dei milioni di utenti dei 23 gruppi bancari che lo hanno adottato. Non esiste nulla di simile al mondo e sarà un nuovo standard grazie a velocità, sicurezza, comodità. Funziona così: il titolare di un conto corrente si registra sul sito della propria banca fornendo il numero del cellulare da utilizzare per inviare o ricevere denaro. Il sistema associa il codice Iban del conto al numero di telefono. Poi si scarica l'app di Jiffy.

Si digitano le credenziali per entrare nel sistema e il funzionamento è proprio come con WhatsApp o altri servizi simili: si seleziona il destinatario dalla rubrica personale, si inserisce l'importo, un eventuale messaggio e cliccando si completa l'operazione di invio. Istantanea.

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