Come manager è noto per aver portato per la prima volta in utile le Poste. Corrado Passera è comasco di nascita e milanese d'elezione da anni. Laureato in Bocconi è stato anche nel cda dell'università e in quello della Scala. Dopo incarichi aziendali di altissimo livello - è stato anche amministratore delegato di Banca Intesa - dal 2011 al 2013 ha guidato il ministero dello Sviluppo Economico nel governo di Mario Monti. Ma le strade sue e del «professore» si sono separate. Pochi giorni fa ha lanciato il suo movimento, «Italia Unica», e nel giorno del battesimo di Expo lo ha presentato a Milano.
Allora, Milano è arrivata all'appuntamento con l'Expo. Ma come ci arriva?
«Vedo un grande impegno di tutti a contribuire ed è chiaro che deve essere così. L'Expo sarà una vetrina per Milano e per tutto il Paese. Per quello che mostrerà ma anche per le capacità di organizzare un evento globale. Certo, ci si è arrivati malissimamente ma vedere 42 tavoli di lavoro tutti insieme è un ottimo auspicio. Ora facciamo in modo che abbia successo».
Ma lei come vede questa Milano?
«Non sono solo polemiche quelle sulle condizioni di Milano. Ma questa è una delle grandi città europee e il futuro di ogni Paese dipenderà sempre più dalle sue città motore. Milano è il motore dell'Italia. Ha tutti gli elementi di base per correre ma è una città che ha perso parte del suo abbrivio».
Molti parlano di degrado.
«Tanta gente ha una sensazione di insicurezza. È non è solo una percezione delle famiglie. Le infiltrazioni le patiscono anche molte imprese. Non dobbiamo sottovalutare la paura percepita dalle persone. Detto questo, Milano ha tutti i numeri per giocarsela. Ricerca forte, forte capacità di innovazione, start-up, università forte, terzo settore forte, forte cultura».
Cosa manca dunque?
«Stiamo parlando di una città che ha accumulato tutti i mattoni per costruire un palazzo meraviglioso ma non ha ancora del tutto in mano un progetto ambizioso per il futuro. Lavora tanto ma manca chi metta insieme tutto in modo coerente, e questo è il lavoro della politica e della classe dirigente».
Da appassionato ed ex consigliere della Scala che ne pensa dello stop minacciato nel primo giorno di Expo il 1° maggio?
«La Scala è fra i primi teatri del mondo, uno dei casi di maggior successo nella capacità di equilibrare pubblico e privato, di far quadrare i conti, di realizzare spettacolo e scuola. C'è sempre stata una forte dialettica anche sindacale, che spesso si è potuta superare, a volte contenere. Io dico guai che se questa opportunità venisse persa, guai se si tornasse alle vecchie abitudini dei bilanci non in equilibrio e quindi a un teatro non autonomo».
Ha parlato di una carenza di classe dirigente. Come vede il sindaco Giuliano Pisapia e questa sua indecisione sulla candidatura?
«Pisapia deciderà come meglio crede. Le elezioni saranno una grande occasione per presentare progetti di medio termine. Noi ci impegneremo: il partito è stato lanciato pochi giorni fa ma ha già aperto strutture sul territorio. Entro pochi mesi si farà anche a Milano. Io sono dell'idea che i territori non devono vedersi imposti i capi dal centro».
Ma quale sarà la vostra linea?
«Siamo oltre Renzi e oltre Salvini. Diciamo che c'è una grande maggioranza silenziata che non si trova rappresentata negli attuali partiti».
Non avrete interlocutori politici?
«Prima pensiamo al progetto, a una grande forza nuova, e non si esclude che ci possano essere alleanze, ma guardiamo soprattutto a ciò che si muove nella società civile».
Qualcuno ha parlato del rischio che si imbarchino con voi politici in cerca di nuova verginità.
«C'è bisogno di persone che vengono dalla società civile ma anche di perone che abbiano esperienza, politica e amministrativa e già abbiamo
sindaci e consiglieri. Dopo, all'interno dell'uno e dell'altro mondo cercheremo di selezionare persone coerenti con valori e programmi. Poi ci possono essere errori o persone che si infilano e noi dovremmo non tenerle con noi».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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