Milano? Non è una città per giovani NUMERI UNO

Milano? Non è una città per giovani NUMERI UNO

di Carlo Maria Lomartire

Fra tutte le banalità socio-politiche più in voga in questi anni di grande confusione e pigrizia mentale, il giovanilismo è forse la più insopportabile. Non a caso è strettamente imparentata a fenomeni come il nuovismo, il grillismo e altri consimili «ismi». Resta infatti da dimostrare che un giovane di cui non si conosca la competenza e le capacità sia senz'altro da preferire ad un anziano di cui quelle doti siano note e sperimentate. Bene, ma anche all'istintivo rifiuto di certo conformismo c'è un limite. Me ne sono convinto quando, l'altro giorno, ho saputo della riconferma di Carlo Sangalli, Carluccio per gli amici, classe 1937, alla presidenza della potente Confcommercio. Chiariamo subito: è difficile trovare nel panorama economico e politico milanese una figura paragonabile al settantaseienne Sangalli per esperienza, capacità, energia, conoscenza del mondo e del suo mondo, nel quale da decenni si muove come un pesce nell'acqua. Quello che non sappiamo, tuttavia, è se alle sue spalle, nella sua scia ci sia qualcuno, se non alla sua altezza almeno in grado di arrivarvi. Ma forse, mi sono detto, quello del grande Carluccio è un caso particolare dovuto proprio alle sue straordinarie capacità. C'è voluto poco per dover ammettere che forse Milano non è una città per giovani.
Qualche esempio, restando nell'ambito economico-politico. L'avvocato Giovanni Bazoli, bresciano ma le cui attività gravitano da tempo su Milano, è presidente del Consiglio di Sorveglianza di Intesa Sanpaolo, la prima banca italiana, attraverso la quale esercita una forte influenza anche sul gruppo Rizzoli Corriere della Sera. Bazoli ha 81 anni ma ai vertici di Rcs non è il più anziano, giacché lo sopravanza anagraficamente di molto il novantenne presidente onorario Cesare Romiti. D'altra parte l'omologo di Bazoli nell'altro grande istituto milanese, il presidente di Unicredit Giuseppe Vita di anni ne ha 78. Bazoli, però, ha due anni di più di un suo collega banchiere dirimpettaio, Giuseppe Guzzetti, che infatti è nato nel 1934, presidente della ricchissima fondazione Cariplo, a cui Intesa Sanpaolo fa capo. La genesi pubblica di Guzzetti è tutta politica, come Bazoli viene dalla sinistra democristiana che già ben 44 anni fa, nel 1979, lo portò alla presidenza della regione Lombardia, che a quei tempi sulla Cariplo esercitava una fortissima influenza di cui tuttora si vedono gli effetti. Il primo storico presidente della Lombardia, invece, Piero Bassetti, eletto nel 1970, industriale di lignaggio prestato alla politica a tempo indeterminato - anche lui viene dalla sinistra dc - oggi ha 85 anni e non ha la minima intenzione di mollare la politica, tanto che, dopo essersi candidato un paio di volte a sindaco di Milano con scarso successo, nel 2011 è stato uno dei più attivi promotori della candidatura di Pisapia.


Ma, si diceva, siamo certi che questi più o meno grandi vecchi possano essere serenamente rimpiazzati dai giovani? Siamo disposti, ad esempio, a fare a meno del grande scienziato ottantottenne Umberto Veronesi, direttore scientifico dell'Istituto europeo di oncologia, per sostituirlo con un quarantenne? E chi ci assicura che un trentacinquenne farebbe meglio del settantaduenne Mario Boselli al vertice della Camera nazionale della moda? No, non abbiamo alcuna certezza. Se non che, pur continuando a respingere l'insopportabile giovanilismo ideologico, vorremmo ridimensionare questo senilismo di fatto. O almeno provarci, ché non si dica che Milano non è una città per giovani.

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