Milano parla cinese: spot in ideogrammi in piazzale Cadorna

Dai centri estetici ai parrucchieri, dagli autolavaggi a Palazzo Broggi la città è in vendita agli orientali

Milano parla cinese: spot in ideogrammi in piazzale Cadorna

«Suzhou Amusement Land» è la Disney World cinese. Compie vent'anni, un enorme cartellone pubblicitario celebra l'anniversario e punta (ovviamente) ad attirare turisti. Non siamo a Shangai ma nella centralissima piazza Cadorna di Milano, che tra sei giorni si prepara a accogliere milioni di visitatori per Expo. Gli ideogrammi svettano sul palazzo della stazione e all'ombra dell'«Ago e filo», la scultura multicolore disegnata da Claes Oldenburg, simbolo della piazza. Dopo Pirelli, Palazzo Broggi - ex sede Unicredit di piazza Cordusio venduta una settimana fa al gruppo Fosun per 345 milioni - e il pressing di mister Bee Taechaubol sul Milan, anche le piazze storiche «parlano» cinese. Il Dragone sta conquistando Milano. E fanno sorridere le polemiche sollevate dai residenti di via Paolo Sarpi, la Chinatown milanese, sull'installazione di due archi tradizionali cinesi per promuovere il quartiere come meta turistica, come avviene in altre metropoli da Londra a San Francisco a Sidney. Qui sono scattate mozioni contrarie nel Consiglio di zona, una raccolta firme dei comitati di residenti italiani. Orgoglio e difesa delle proprie tradizioni che sopravvivono nel quartiere che da più tempo fa i conti con la presenza della comunità orientale. Nel resto della città, pezzi di storia, locali e spazi pubblicitari sono in vendita.

Anche il quartiere Sarpi è rimasto solo simbolicamente la città cinese. Le insegne con gli ideogrammi hanno invaso Brera e le vie storiche del centro. C'è la sartoria in Foro Bonaparte, a 500 metri dal Castello, il bar accanto al Teatro Strehler, la lavanderia in via Anfiteatro tra corso Garibaldi e parco Sempione. Catene come «Tong Tong», «Wow Nail» e altri marchi hanno aperto dozzine di spa dove le sciure della Milano bene fanno la coda per la manicure o pedicure a prezzi popolari. Le location? Vicino al Duomo, al tribunale o a Santa Maria delle Grazie, nel cuore della città. Centri estetici che nulla hanno a che spartire quelli «a luci rosse» del quartiere Sarpi: «Massaggi solo a donne» è il cartello appeso all'ingresso per evitare equivoci. Anche i parrucchieri cinesi stanno «sfondando» la Cerchia dei Bastioni. Dopo la prima volta, i milanesi prendono confidenza con le piega a meno di 10 euro. Cinesi come al supermarket. E i prodotti in offerta, con la crisi, aumentano ogni giorno. Basta dare un occhio per curiosità al sito internet www.vendereaicinesi.it.

Solo nell'ultima settimana proprietari milanesi hanno offerto (tra gli altri) un locale uso ufficio per 650mila euro, tabaccheria-ricevitoria all'interno di un centro commerciale per 400mila euro, un negozio di abbigliamento cashmere con vent'anni di attività alle spalle in corso Buenos Aires, due tunnel per l'autolavaggio, un bar nel mezzanino della metropolitana Duomo (per 200mila euro), un «prestigioso loft nel cuore di Milano» per un milione di euro. L'elenco continua. Almeno per ora la comunità non sembra interessata ad entrare in politica. Ma mancano ancora 11 mesi alle elezioni comunali per il dopo-Pisapia, mai dire mai.

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