Innamorati, morti, duelli. Si trovano nella scrittura effervescente di Aleksandr Puskin (1799-1837), il grande poeta chiamato «bollicine di champagne» dai contemporanei, rapiti da una lingua chiara ed evocativa. «La letteratura russa dell'Ottocento parla ancora alla nostra sensibilità», dice il regista Alberto Oliva. «La decadenza della bellezza è il tema delle grandi pagine di autori come Dostoevski, Turgenev, Lermontov, Goncarov, Tolstoj e naturalmente Puskin». All'Out Off, fino al 20 dicembre, va appunto in scena uno spettacolo russo diretto da Oliva, realizzato con la sua compagnia I Demoni (omaggio a Dostoevski) su musiche originali di Bruno Coli. In un'ora e mezzo di rappresentazione si vedono, fuse insieme, due piccole tragedie puskiniane: «L'ospite di pietra» e «Festino ai tempi della peste». Si tratta della tappa attuale di un ampio progetto, per il quale Oliva, giovane e promettente uomo di teatro, si propone di rileggere gli autori russi più importanti. Puskin lo aveva già affrontato, con «Mozart e Salieri» (all'Out Off la scorsa stagione), e prima era toccato a «Il giocatore» di Dostoevski. Ad affascinare Oliva, anche le vite degli autori, come nel caso di Puskin, che morì in duello con la pistola a soli 37 anni, ucciso dal rivale in amore, il barone francese Georges d'Anthés. Su quel duello, che tolse di scena uno degli scrittori più amati dell'Impero, fiorirono leggende e dietrologie, ben raccontate anni fa da Serena Vitale nel libro «Il bottone di Puskin». «Con Leopardi, Puskin fu l'anima più sensibile del romanticismo», ricorda Oliva. «Mi ha appassionato lavorare su suoi testi per trattare il mito di Don Giovanni. Ho immaginato il Grande Seduttore che torna in un mondo in crisi e lotta contro la noia, un male dell'anima che diventa motore del cambiamento e trasforma il personaggio in nostro contemporaneo». Gli attori cantano, come in un musical, su note che fanno riferimento alle atmosfere dei film di Tim Burton.
Meticciato culturale che forse è un trasversale omaggio al grande meticcio Puskin: come non tutti sanno, il poeta simbolo della letteratura russa, e della lingua di un Impero che andava dal Baltico al Pacifico e che nel Settecento raggiunse i gradi di generale nell'esercito dello zar.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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