Monti più Tomelleri Viaggio nelle canzoni del «signor Dario Fo»

Al Teatro Munari il cantautore milanese ripercorre le celebri strofe del Nobel giullare

Luca Testoni

Attore, drammaturgo e Nobel nel 1997, certo. Ma Dario Fo è stato anche prolifico autore di canzonette, nel senso buono del termine. Da quelle scritte a quattro mani con il compare Enzo Jannacci (con la geniale Ho visto un re e Vengo anch'io conquistarono i piani alti della classifica parlando di emarginati e storie affini) a quelle composte su musiche scritte dal compositore Fiorenzo Carpi («Ma che aspettate a batterci le mani»), passando per quelle scritte per il teatro o quelle del periodo più politico e barricadero condivise con il chitarrista Paolo Ciarchi (con quest'ultimo Fo e Franca Rame fondarono nel Sessantotto il Collettivo Nuova Scena, poi ribattezzato La Comune), una produzione molto ricca a metà fra il canto di lotta, la musica popolare, il folk, la sperimentazione vocale (il celeberrimo grammelot) di cui Mistero Buffo era e resta la controversa opera manifesto.

Esplorare il vasto repertorio musicale che Dario Fo ha firmato in carriera (250 brani in tutto!) è diventata uno delle «mission» artistiche del 67enne cantautore milanese Giangilberto Monti, che con Fo e Franca Rame ha pure recitato negli anni Ottanta in «Clacson Trombette e Pernacchie».

Dopo il libro in cui ho riassunto la sua passione per le sette note «made in Dario Fo» (il volume, uscito per i tipi della Giunti, si intitola E sempre allegri bisogna stare), Monti ha deciso di reinterpretare alcune canzoni del «maestro». Per farlo, ha voluto ricreare quell'atmosfera jazz elegante e divertita da cui era partita la coppia Fo-Jannacci, grazie anche a un protagonista di quelle composizioni, il clarinettista e arrangiatore Paolo Tomelleri. Lo spettacolo «Le canzoni del signor Dario Fo», una produzione del Teatro del Buratto, farà tappa stasera (ore 21.30) al Castello Sforzesco, nell'ambito della rassegna Estate Sforzesca.

Sul palco con Monti, la band formata da Paolo Tomelleri (clarinetto), che qui si esibisce al clarinetto, coadiuvato da jazzisti di provata fama. Nel recital che accompagna brani della produzione di Dario Fo, Monti ne approfitta per raccontare anche alcuni aneddoti, noti e meno noti, sulla carriera musicale dell'artista di Sangiano, piccolo paesino del Varesotto sul lago Maggiore. Qualche esempio? Dalla nascita della sua canzone «Ho visto un re» alla contesa tra Jannacci e De André sulla ballata medioevale «La mia morosa la va alla fonte».

Senza dimenticare la figura di Franca Rame e la genialità trascinante di questo signore della scena, ancora oggi, l'autore italiano più rappresentato al mondo («anche se molti di noi non se ne sono mai accorti», puntualizza Monti).

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