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Moschee, l'ok del ministro "Luoghi aperti e regolati"

La Regione contro il via libera ai luoghi di culto: "È imbarazzante nel Comune con il centro abusivo"

Moschee, l'ok del ministro "Luoghi aperti e regolati"

Via libera alle moschee. Regolate, aperte, governate da imam conosciuti e appositamente formati. Rivendicando le condizioni poste nell'accordo sottoscritto pochi mesi fa con l'islam italiano, e suggerendo cautela («occorre prudenza con le religioni») il ministro dell'Interno Marco Minniti dà il via libera all'apertura (condizionata) di nuovi luoghi di culto. Lo fa a Sesto San Giovanni, ospite dei sindaci del Nord Milano che lo invitano a parlare, soprattutto, di sicurezza e integrazione.

Poche centinaia di metri separano il Comune di Sesto San Giovanni, che ospita l'incontro, da via Luini, dove ha sede l'associazione islamica «Milano Sesto» e dove - soprattutto - avrà sede la più grande moschea del Nord Italia, che ha già avuto l'ok del Comune. Troppo vicini - secondo il centrodestra - per far finta di niente. L'attuale sistemazione «temporanea» della preghiera in via Luini è considerata «abusiva» dalla Regione. E anche il progetto del mega centro islamico (4mila posto, 2.500 metri) viene bersagliato dal centrodestra locale, che lo ritiene difforme dalle previsioni urbanistiche della legge regionale vigente (la cosiddetta - e non a caso - «anti-moschee»). Ed è proprio una delle sponsor della legge, l'assessore regionale all'Urbanistica Viviana Beccalossi, a evidenziare l'imbarazzo. «Preoccupante». Così l'esponente di Fratelli d'Italia definisce il silenzio su quella che chiama la « moschea abusiva di Sesto San Giovanni». Mentre «imbarazzante - per l'assessore - è apparsa la grande apertura alla nascita di luoghi di culto islamico in Italia e all'accoglienza di nuovi immigrati». «Oggi - sottolinea - il governo italiano sceglie Sesto San Giovanni, dove esiste una moschea che Regione Lombardia ha formalmente dichiarato abusiva, per promuovere i suoi provvedimenti in materia di sicurezza e legalità. Lasciamo ai cittadini ogni commento».

Il candidato sindaco di centrodestra di Sesto San Giovanni, Roberto Di Stefano, ha preparato una lettera preoccupata al ministro. «È in fase di attuazione - avverte - un progetto di costruzione di una moschea, su un terreno dato in concessione d'uso alla comunità musulmana locale, senza alcun cambio di destinazione d'uso come previsto dalla legge». «Ancora nemmeno conosciamo la provenienza degli oltre 4 milioni di euro che finanzieranno il progetto» avverte Di Stefano (oggi vicepresidente del Consiglio comunale) non senza aver segnalato l'altro capo della questione, la «moschea» attuale, il prefabbricato: «Dal punto di vista urbanistico la struttura deve rispettare quanto previsto dalla Legge regionale 2 del 2015 sui luoghi di culto, in quanto è stata realizzata successivamente all'entrata in vigore della norma. Ovvero, secondo la legge regionale, una struttura temporanea deve essere rimossa entro un termine perentorio di 90 giorni dalla sua realizzazione.

Non solo: un nuovo luogo di culto, di qualunque confessione religiosa, deve essere previsto nel Piano delle attrezzature religiose che il Comune avrebbe dovuto redigere nella propria pianificazione urbanistica e questo non è stato fatto».

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