Un muro di "gentilezza" per donare libri e abiti. Ma è occupato da 3 anni dai collettivi

Dono di libri e indumenti. De Chirico (Fi): «Sono collettivi che occupano da 3 anni»

Un muro di "gentilezza" per donare libri e abiti. Ma è occupato da 3 anni dai collettivi

Il fine giustifica i mezzi? La questione è vecchia come il mondo. Si può essere buoni e «gentili» violando le regole? Il problema si è posto spesso, per esempio per quei centri sociali che vantano l'organizzazione di eventi culturali o di iniziative sociali, fino ad arrivare alla classica occupazione di alloggi per presunto stato di necessità. Qualche mese fa, poi, si è molto parlato del caso di Santa Croce in Gerusalemme, a Roma: in un palazzo occupato da centinaia di persone l'elemosiniere del Papa ha tolto ha tolto i sigilli che avevano interrotto l'erogazione di elettricità, in una situazione in cui si parlava di un debito con la società erogatrice del servizio.

Un tema analogo si pone ora, secondo il consigliere azzurro Alessandro De Chirico, anche a Milano, col «muro della gentilezza» alla Fabbrica del Vapore. Di che si tratta? La trovata non è inedita: il «muro» milanese, inventato da collettivi e associazioni, si ispira a iniziative simili sorte in molte città del mondo: «Se hai metti, se serve prendi», questo il motto, che ne spiega la filosofia, quella del dono senza burocrazie o formalità.

Il problema è che il Muro di via Luigi Nono 9, zona Cimitero monumentale, è gestito - secondo il consigliere di Forza Italia - da un gruppo che occupa abusivamente gli spazi della Fabbrica del vapore: un collettivo che - anche per il Muro - «dovrebbe pagare il canone per l'occupazione di suolo pubblico, anche se ridotto per iniziative sociali».

De Chirico va all'attacco: «Continua - dice - l'operazione simpatia del collettivo Tempio del futuro perduto che, dopo aver regalato le brioches ai milanesi fermi al semaforo del cimitero monumentale, ha allestito un Muro della gentilezza, dove i milanesi possono portare vestiti dismessi da lasciare in dono a chi ne ha più bisogno. Peccato - dice - che il collettivo occupi da quasi tre anni gli spazi della Fabbrica del Vapore di proprietà comunale per cui ho chiesto più volte, invano, lo sgombero immediato». «Quei luoghi - dice De Chirico - devono essere rimessi a bando quanto prima di modo che possa nascere qualcosa di utile e soprattutto di legale».

Al di là del giudizio sul «muro», è chiaro che collettivi del genere spesso gestiscono attività che risultano in competizione, sleale, con altre gestite da privati o dal pubblico in modo trasparente e corretto, dal punto di vista fiscale. «Il tema dell'illegalità di questi centri - dice De Chirico - è che crea concorrenza sleale con chi paga le tasse. E con il Comune che alla Fabbrica organizza mostre. Per non parlar di associazioni che partecipano ai bandi e fanno sacrifici per organizzare eventi di qualità».

«Presto - conclude - sapremo quando il tema del Leonkavallo e degli altri centri sociali verrà affrontato in Consiglio comunale per sapere come procede la trattativa portata avanti in gran segreto dal sindaco Sala con la parte più estremista della città che sostiene la sua maggioranza.

Nel frattempo suggerisco ai milanesi perbene di non lasciarsi abbindolare da queste iniziative di solidarietà che hanno il solo scopo di raccogliere il favore dell'opinione pubblica per accreditarsi a Palazzo Marino. C'è bisogno di vestiti caldi e di pensare al prossimo in difficoltà, ma per farlo ci sono tante Onlus, fondazioni e associazioni regolarmente registrate che si prodigano quotidianamente».

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