
«Sarò processato dallo Stato italiano ma ho fatto quello che dovevo». Così in pratica l'ideatore del «Tempio del Futuro perduto» Tommaso Dapri, ha dato notizia delle novità giudiziarie che riguarderebbero il cosiddetto «Muro della gentilezza», che ha sede alla Fabbrica del vapore di via Procaccini.
Il «muro» milanese si ispira a iniziative simili sorte in molte altre città del mondo. La filosofia è: «Se hai...metti, se serve prendi». Il motto sta a significare che la logica è quella del dono senza burocrazie, e l'iniziativa ha anche avuto un certo successo: i responsabili hanno appena dato i numeri, parlando di 10mila capi d'abbigliamento, 1.500 libri e centinaia di giocattoli e prodotti scambiati in un mese.
Il problema è che tutta questa attività si svolge in spazi di proprietà comunale occupati al di fuori di una regolare assegnazione, e non è autorizzata da alcun punto di vista. Questo lo stesso Dapri lo rivendica e lo ammette. «È giusto che io sia processato - ha scritto ieri - Sono consapevole dell'ordinamento giuridico basato sulla nostra Costituzione, che rispetto profondamente, e non ho problemi ad assumermi la responsabilità delle mie azioni: i ganci per i vestiti del Muro della gentilezza non sono autorizzati, la ristrutturazione dell'edificio abbandonato non è autorizzata, l'organizzazione delle manifestazioni che hanno permesso la ristrutturazione dell'edificio non erano autorizzate, l'opera raffigurante Giulio Regeni e Valeria Solesin è un graffito abusivo». «Al tempo stesso sono fiero di aver dato vita a tutto questo e seppure un po' fuorilegge non mi sento un criminale. So che alcune azioni potrebbero essere giudicate illegali ma, in coscienza, sono certo di non aver fatto nulla di illegittimo».
Il tema, enfaticamente presentato, è quello della (possibile) illegalità di condotte ritenute giuste. «Il fatto che giovani cittadini si prendano cura di uno spazio abbandonato e lo facciano rinascere per restituire valore alla città - ha proseguito - non è criminale. Creare una biblioteca per la fruizione gratuita dei libri o dar vita al muro della gentilezza, non è criminale». E così via. «Mettere a disposizione di tutti i milanesi uno spazio partecipato e inclusivo, non è criminale - ha detto ancora - e non è criminale chiedere a gran voce all'amministrazione di adeguarsi alle procedure messe in pratica dalle grandi città europee per legalizzare progetti simili».
Il riferimento alla «amministrazione» non è casuale. Ma Alessandro De Chirico, consigliere di Forza Italia, è di tutt'altro avviso. Sottolinea di essere venuto a conoscenza degli ultimi sviluppi grazie alla segnalazione di «un imprenditore fallito a causa della concorrenza sleale e abusiva di certi luoghi come il "Tempio», e smonta l'enfasi di Dapri, definendo «struggente» la sua ammissione di responsabilità. «Vittima dello stato borghese che obbliga noi tutti a pagare affitto, tasse, utenze e quant'altro - ironizza - Povero avanguardista perseguitato dal sistema capitalistico. Genio incompreso del nuovo millennio. Spera di farla franca con le sue operazioni simpatia e i suo post vittimistici. Io mi auguro che renda presto conto alla giustizia».
De Chirico, che ha già denunciato l'abusivismo di via Procaccini, avverte: «Continuerò a denunciare la situazione anche per i prossimi eventi (14, 22 e 23 febbraio). Tendo una mano a questi ragazzi: raccogliete baracca e burattini e lasciate l'immobile per farlo mettere a bando».
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