Il Museo del Novecento mette in scena i nuovi artisti del corpo

La Fondazione Furla dà il via a una rassegna sulla performance. Inaugura Simone Forti

Mimmo di Marzio

Performance è, tra gli inglesismi, uno tra i più usati e anche abusati in gergo artistico. L'etimologia corretta sarebbe «prestazione» o «esibizione» ma, tra il pubblico di addetti ai lavori, si intende quella forma d'arte che mette il corpo al centro dell'opera. Vero è che il mare magno di festival, spettacoli teatrali e happening ha contribuito non poco a confondere le idee su quale sia la reale distinzione tra «performance art» in senso stretto (quella che ha radici negli anni '60 ma ancor prima nelle avanguardie storiche), la danza contemporanea e il cosiddetto «teatro-danza» affermatosi 40 anni fa in Germania grazie a coreografi innovativi come Pina Bausch. Ecco perchè merita interesse la rassegna presentata al Museo del Novecento da Fondazione Furla che, sotto la regia di Bruna Roccasalva, presenta fino ad aprile un ciclo di performance artistiche che coinvolgeranno alcune delle personalità più interessanti del panorama internazionale. Ad aprire le danze, come si suol dire, sarà l'opera di Simone Forti, artista italoamericana che da oltre mezzo secolo influenza la poetica del movimento come luogo di sperimentazione. «Time after Time, Space after Space», questo il titolo lauperiano della rassegna, coinvolgerà altri quattro performer scelti tra differenti generazioni, che si alterneranno ogni due mesi: Alexandra Bachzetsis, Adelita Husni-Bey, Paulina Olowska e Christian Marclay. A corollario degli eventi, è previsto un ricco e chiarificatore calendario di workshop, laboratori, conferenze e visite guidate.

L'iniziativa è interessante e, una volta tanto, vede una fruttuosa cooperazione tra pubblico e privato, dal momento che la Fondazione presieduta da Giovanna Furlanetto da molti anni e senza troppi clamori opera per sostenere l'arte contemporanea e soprattutto i nuovi talenti. E anche il Museo del '900 ha finalmente una buona opportunità per sfruttare i pochi spazi «temporanei» a disposizione, nella fattispecie la scenografica Sala Fontana che per conformazione ben si presta a esibizioni «fluide».

Il primo appuntamento di queste «Furla Series» andrà in scena da questa sera per tre giorni a partire

dalle 18.30 con una sintesi di quattro performance storiche che rappresentano tappe fondamentali nel percorso artistico di Simone Forti: da Huddle e Censor (entrambe del 1961) fino a Cloths (1967) e Sleepwalkers (1968).

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