Nel silenzio delle femministe il nome "Saman" su una panchina

Il nome di Saman su una panchina rossa di Milano, una di quelle poste a simbolo della lotta contro la violenza sulle donne

Nel silenzio delle femministe il nome "Saman" su una panchina

Un gesto semplice ma pieno di senso: il nome di Saman su una panchina rossa, una di quelle poste a simbolo della lotta contro la violenza sulle donne.

È sparita da oltre un mese Saman Abbas, la 18enne pakistana che si era opposta a un matrimonio forzato imposto dalla famiglia. Le speranze di trovarla viva ormai sono perdute e la Procura indaga per omicidio.

È l'ennesima tragedia prodotta da una subcultura patriarcale e misogina che è ben presente in un certo numero di famiglie immigrate e che ben si sposa con un certo islam integralista. E questa ennesima tragedia, con rare eccezioni, all'inizio ha suscitato solo un agghiacciante silenzio a sinistra.

E invece ieri Fdi ha voluto ricordare Saman e ha scritto il suo nome su una panchina rossa in via Primaticcio. «Un importante segno che rappresenta la nostra condanna a quanto accaduto e la nostra vicinanza a tutte le persone che hanno voluto bene a Saman - spiega Massimo Girtanner, già presidente di Zona 6 e componente dell'assemblea nazionale del partito - questo vuole essere un messaggio di solidarietà per tutte quelle ragazze schiave della cultura del fondamentalismo islamico che vede ancora la donna come una merce di scambio, come un qualcosa senza anima, un oggetto».

«Spiace, e comunque fa riflettere - conclude Girtanner - che tutti i movimenti femministi non

abbiamo manifestato per l'ennesimo fatto di sangue che testimonia come alcune ragazze straniere nel nostro Paese vivano sotto una campana di terrore che impedisce loro di integrarsi, emanciparsi e di decidere del loro futuro».

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