Nella Milano che vuole Pisapia vietato ricordare esuli e foibe

Nella Milano arancione del sindaco Giuliano Pisapia tira una brutta aria. Anzi bruttissima. Perché non era pensabile vederla diventare la retroguardia di una storiografia che su uomini, donne e bambini trucidati nelle foibe ha finalmente fatto luce. E giustizia. Una retroguardia o purtroppo l'avanguardia di un nuovo negazionismo che si sta nuovamente abbattendo crudele sulla Giornata del ricordo: quel 10 febbraio scelto dal parlamento quasi all'unanimità (di Pisapia uno dei 15 no contro 502 sì) per restituire la dignità a lungo negata alle 30mila vittime della pulizia etnica degli sgherri del maresciallo Tito contro chi aveva la sola colpa di essere italiano in terra italiana.

Sembravano finalmente passati i tempi del negazionismo. Dei libri per le scuole scritti dagli storici di sinistra senza il capitolo sulle foibe. E, invece, è toccato vederli di nuovo. A Milano e nella sede di istituzioni che, se non altro perché oggi finalmente c'è una legge che lo impone, avevano il dovere di ricordare e celebrare. Un dovere almeno istituzionale, se non morale. Così non è stato per il presidente di Zona 3 Renato Sacristani che di fronte alla richiesta dei consiglieri di un minuto di silenzio, ha avuto il coraggio di negarlo.

«Io non reputo - l'incredibile giustificazione data dallo scranno dove siede per Rifondazione comunista - che le versioni che dà il centrodestra su queste questioni siano la verità storica. Io penso che le verità siano ben più complesse».(...)

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