«Niente da discutere». Il Consiglio salta

Consiglio comunale: niente da segnalare. Per la terza volta in un mese ieri la consueta seduta del giovedì è stata cancellata. Almeno i capigruppo dei partiti in maniera bipartisan si son dati una regola, senza delibere serie da votare l'aula non si riunisce perchè costa. E portarsi a casa il gettone per dissertare le ore sulla mozione per abolire il gemellaggio tra Milano e San Pietroburgo o assegnare la cittadinanza onoraria al Dalai Lama è un autogol agli occhi dei milanesi. Che ringraziano, anche se non si capisce se la scelta sia più virtuosa o di comodo: in tempi di primarie i consiglieri di sinistra già faticano a restare in aula il lunedì, una volta scalpitavano per chiudere in anticipo la seduta e volare alla corte di Matteo Renzi al Dal Verme, un'altra per al passaggio di Laura Puppato al Circolo della stampa. Tanto che la capogruppo Carmela Rozza, annusando l'aria che tirerà da qui alle regionali, ha dovuto chiedere provvedimenti alla segreteria regionale: stop a circoli e comizi almeno il lunedì. Ma il vuoto cosmico del consiglio mette in luce (soprattutto) l'improduttività di sindaco e giunta. Molto impegnati anche loro a fare i supporter in convegni per i candidati alle primarie nazionali del Pd - ora si parte con la Regione - o alle ospitate in tv. Meno sul pezzo quando si parla di Piano delle opere o restyling dei mercati generali, di rinvio in rinvio cadranno a pezzi. Dal Pdl Riccardo De Corato la polemica è scontata: l'ha definita «giunta scansafatiche» quando si passa da «enunciazioni a delibere su viabilità o cultura, vacilla e siamo costretti a sconvocare il consiglio per assenza di contenuti». Ma le critiche al vetriolo una decina di giorni fa sono arrivate anche da Sel e dall'Idv. E non nei corridoi, ma in maniera plateale, con interventi in aula registrati a verbale. Sia Luca Gibillini (Sel) che il capogruppo dell'Italia dei Valori Raffaele Grassi hanno dichiarato che i milanesi l'indice di gradimento del sindaco ha già registrato un calo e rischia di andare ancora più sotto, perchè dalle dichiarazioni agli atti passano mesi e la gente, anche chi ha votato a sinistra, è esasperata. Sono andati persino i musicisti a suonarle al sindaco sotto il balcone di Palazzo Marino, un concerto di protesta in piazza Scala perchè il consiglio comunale ha votato da tempo il nuovo regolamento per gli artisti di strada e da lì la macchina si è inceppata.
Più grave, se vogliamo, è il capitolo Bilancio. In corsa per le primarie nazionali del Pd c'è anche l'assessore Bruno Tabacci, che all'X-Factor dei candidati andato in onda su Sky giorni fa ha citato almeno tre volte il buongoverno suo e di Pisapia sotto la Madonnina. Appunto: delibere a singhiozzo. Per partecipare alla competizione Tabacci ha sospeso le deleghe, Pisapia gliele restituirà dopo il 25 novembre e in questo mese fa le veci dell'assessore.

Ma Milano non è Quistello, per citare un Comune caro a Tabacci, e in ballo in queste settimane ci sono la delicata operazione di quotazione Sea, la vendita all'asta di Serravalle, ci sarebbe da mettere le basi del Bilancio 2013 anche se come non si lasciano sfuggire i consiglieri della maggioranza, «sarebbe da pazzi» portarlo in aula durante la campagna delle regionali, meglio procedere per dodicesimi. E parlare di tasse dopo l'elezione del governatore.

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