No al commissariamento per intero di Fiera Milano, ma più poteri dell'attuale amministratore giudiziario. È arrivata ieri la decisione della sezione Misure di prevenzione del tribunale, che ha respinto la richiesta della Dda di commissariare tutto l'ente nell'ambito dell'inchiesta sulle presunte infiltrazioni mafiose nella società.
Nel provvedimento di 16 pagine del collegio presieduto da Fabio Roia viene confermato l'attuale cda che resta in carica fino ad aprile, quando saranno effettive le dimissioni presentate alcuni giorni fa dagli stessi consiglieri e dell'ad. Il tribunale ha disposto che «le funzioni di amministrazione della società e di gestione dell'impresa rimangano in capo al cda di Fiera». Le pertinenze del commissario Piero Capitini vengono però ampliate. L'amministrazione giudiziaria, che quindi a livello societario rimane limitata al settore degli allestimenti degli stand, estende le proprie competenze (sfilandole al cda) «in tema di compliance, internal audit e procedure di approvvigionamento per tutti i settori di business». Resta commissariata Nolostand, la controllata di Fiera finita nel luglio scorso nell'inchiesta che portò all'arresto di 11 persone per associazione a delinquere finalizzata ai reati fiscali, in due casi con l'aggravante mafiosa. Nella scorsa udienza i legali di Fiera e Nolostand avevano sottolineato l'impegno nell'evidenziare le «criticità» delle aziende fornitrici. Poi le dimissioni del presidente e dei consiglieri di amministrazione, che decadranno appunto a fine aprile con l'approvazione del bilancio. Scrivono i giudici nel provvedimento: «Si tratta di intervenire nei settori per gli obbiettivi di piena legalizzazione dell'azienda, per portare a compimento con velocità ed efficacia il lavoro fino ad oggi svolto». A questo scopo il tribunale prende, tramite il commissario, il potere di sorveglianza interna e il controllo dell'ufficio acquisti e fornitori. I giudici hanno comunque valutato positivamente gli sforzi fatti fin qui dalla società per dare un segnale di discontinuità rispetto al passato. Tra questi, il passo indietro degli amministratori. Utili ad evitare il commissariamento totale anche le dichiarazioni tranquillizzanti del sindaco Giuseppe Sala e della Regione. Di parere opposto la Procura, secondo cui i nuovi elementi emersi dalle indagini rendevano necessaria la misura più estrema. Secondo l'aggiunto Ilda Boccassini e il pm Paolo Storari, il sistema delle tangenti per ottenere appalti non sarebbe debellato.
La Dda aveva già chiesto alcuni mesi fa il commissariamento, ma i giudici l'avevano limitato a un ramo dell'azienda per evitare che la misura assumesse «carattere sanzionatorio o repressivo in contrasto con la finalità tipica di prevenzione e di (ri)costituzione di una imprenditorialità sana».CBas
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