"Noi capitale dell'accoglienza Senza immigrati si ferma tutto"

Sala: «Il 19 per cento dei cittadini è di origine straniera Collaboriamo con l'Europa o sarà regressione sociale»

"Noi capitale dell'accoglienza Senza immigrati si ferma tutto"

Milano è una città aperta e accogliente, multietnica e questo è uno dei suoi punti di forza. Ribadisce con forza la sua posizione sull'immigrazione e contro il decreto sicurezza il sindaco Beppe Sala anche nell'intervista concessa in esclusiva al direttore editoriale di Domus, Walter Mariotti. «Essere una città aperta e internazionale significa anche accogliere chi scappa dal proprio Paese per fuggire alle guerre o decide di costruire qui un futuro migliore per sé e la propria famiglia - spiega il sindaco nel primo numero di Domus diretto da Winy Maas in edicola oggi -. Questa capacità è uno degli elementi di forza di Milano, dove il 19 per cento della popolazione è di origine straniera, contro il nove per cento nazionale. Dobbiamo avere la consapevolezza che senza immigrati la città si ferma. Anche per questo, è necessario un piano nazionale, attraverso il quale attuare politiche sociali e di inclusione che consentano anche ai migranti di contribuire alla crescita della città che li ospita». Sala, insieme ai sindaci delle altre città si ritroveranno giovedì a Roma per discutere delle ricadute locali del decreto Salvini. Immigrazione e bilancio i temi in agenda.

Fuori dalle fila dei sindaci disobbedienti guidati da Leoluca Orlando, sicuramente Beppe Sala ha espresso la sua dura critica al decreto sicurezza già nei giorni scorsi: «Salvini ci ascolti e riveda il decreto così non va - scriveva su facebook -. Da settimane noi sindaci avevamo richiesto, anche attraverso l'Anci, di ascoltar la nostra opinione su alcuni punti critici, per esempio ampliando i casi speciali e garantendo la stessa tutela della protezione internazionale ai nuclei familiari vulnerabili, anche attraverso lo Sprar, oggi escluso dal decreto sicurezza per i richiedenti asilo». Mentre l'assessore al Welfare Pierfrancesco Majorino, promotore della manifestazione del 2 marzo «People», si era spinto oltre dichiarando: «Non toglieremo l'iscrizione anagrafica ai richiedenti asilo che l'hanno fatta. E in questi giorni accogliamo senza tetto a prescindere dallo status». Per poi dare conto degli effetti pratici del decreto: saranno un centinaio circa i richiedenti asilo che non potranno chiedere la residenza, mentre vengono esclusi già a decine i profughi, titolari di protezione umanitaria, che finiscono per strada. Ed è proprio sul valore dell'accoglienza che il sindaco traccia e caratterizza il suo mandato: «Ho trovato una Milano orgogliosa, consapevole del proprio valore e determinata a crescere - racconta -. Credo che il merito principale di questo atteggiamento positivo, da molti definito il Rinascimento di Milano, stia da una parte nella buona riuscita dell'Expo e, dall'altra, nella proficua collaborazione tra i diversi attori della vita cittadina. Milano ambisce a essere una guida».

A ogni livello e in ogni modo possibile: anche con l'Europa, autocandidandosi a essere «l'àncora che lega il Paese al resto del mondo per impedire la pericolosa deriva della decrescita e della regressione sociale».

Al di là dei numeri, è la volontà di non lasciare indietro le persone più deboli o sfortunate a ossessionare il sindaco: «Milano con il cuore in mano è tutt'altro che un vecchio modo di dire».

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