"Noi, clochard italiani al gelo scavalcati dagli extracomunitari"

Tra i senzatetto accampati sotto i portici di via Vittor Pisani: "Perché il Comune di Milano si è dimenticato di noi?"

"Noi, clochard italiani al gelo scavalcati dagli extracomunitari"

Duemilasettecento posti letto per i senzatetto in ventitré strutture sparse in tutta Milano, un numero unico per le segnalazioni attivo ventiquattro ore su ventiquattro, sette giorni su sette. È il "Piano freddo" 2018 dell’amministrazione Sala, che però, nonostante le migliorie sbandierate dalla giunta, "si dimentica di tanti clochard italiani".

Ne conosciamo alcuni in via Vittor Pisani, quel vialone porticato che collega Piazza della Repubblica alla Stazione Centrale. In una sera di dicembre, con il termometro che indica uno striminzito grado centigrado, incontriamo diversi connazionali che non riescono a ottenere un posto letto dal Comune. Avvolti da coperte e imberrettati, sono pronti ad affrontare l'ennesima notte al gelo. Hanno tutti tra i 45 e 60 anni, hanno figli e hanno perso il lavoro.

"La situazione è drammatica, perché le temperature incominciano a calare e c’è tanto freddo. Abbiamo fatto alcune domande per un ricovero al coperto, ma purtroppo essendo italiani siamo presi in considerazione un po' diversamente…", ci spiegano. Non ce l'hanno direttamente con gli extracomunitari, ma accusano le istituzioni locali di privilegiare gli stranieri in difficoltà, anziché i molti italiani in povertà: "Quando sono andato a chiedere aiuto, ho detto che sono di Venezia e mi hanno risposto: 'Perché non ritorni a casa?'. Su questo versante loro ci passano davanti, hanno una sorta di corsia preferenziale".

Da un sacco a pelo un po' appartato un uomo si alza e ci viene incontro. "Non è giusto che sia così – tuona –. La cosa allarmante è che sei fai una passeggiata qui di italiani ne trovi parecchi: il Comune dovrebbe iniziare e pensare perché ce sono così tanti per strada. E cosa fanno per noi? Niente. Abbiamo cercato un dormitorio, veniamo però preceduti da una sfilza di immigrati e richiedenti asilo. Ma l’Italia è fatta dagli italiani, non dagli extracomunitari. La guerra l’hanno fatta i nostri nonni. Non abbiamo più diritti, noi?". A poco a poco iniziano a radunarsi intorno a noi e a sfogarsi: "Questa mattina siamo andati a farci la doccia all’Opera San Francesco, in Piazza Tricolore: su una cinquantina di persone, eravamo solo cinque o sei italiani".

Una coppia di signori si ferma a lascia una pizza: ringraziano e le addentano. Dopo aver messo qualcosa in pancia, ci spiegano che i volontari di alcune associazioni (come la Croce Rossa) che partecipano al "Piano Freddo" passano a lasciare qualche aiuto:"Ci forniscono coperte, sacchi a pelo, tè caldi e brioches". Quello che manca sempre, però, è un posto al chiuso dove andare a dormire, oltre che un lavoro che non si trova. "Quando provo a chiedere in qualche posto se c’è bisogno di una mano, appena mi vedono mi chiudono la porta in faccia – raccontano –.

Poi ogni giorno è dramma, perché appena giri la testa ti rubano tutto, a partire dalle coperte. Per questo andiamo a lavarci e a fare la doccia a rotazione: almeno uno di noi rimane sempre a fare da sentinella. Perché senza coperte dove vai? Come la passi la notte?".

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