«Non dormo». La vittima fuori per un caffè

Non si può dire che la sorte sia stata benigna con Alessandro Carole, 40 anni: perso il lavoro, perso il padre e ora anche la vita. Solo perché ieri all'alba, non aveva sonno: «Mamma non riesco a dormire, scendo a prendere un caffé». Uscito dal 18 di via Grivola non è arrivato al bar. Sulla strada alle 6.25 ha trovato Mada Adam Kabobo, armato di follia e di un piccone. Raccolto in condizioni disperate è morto tre ore dopo alla Città Studi, tra la disperazione dell'anziana madre e del fratello.
È una delle tante storie di chi si è salvato, chi è rimasto ferito, chi sta lottando tra la vita e la morte. Quasi tutte le vittime abitavano in via Grivola, come Antonio Marisco ed Ermanno Masini, entrambi usciti presto per portare fuori il cane. Si è salvato Marisco, 50 anni, imbianchino originario di Saviano in provincia di Napoli, ha intuito che quel ragazzo nero che gli stava venendo incontro aveva cattive intenzioni e si è infilato nel portone di casa al civico 11 e ora può raccontarla a moglie e figli. Masini pensionato nato nel 1949 a Lama Mocogno, provincia di Modena, vive da solo, anche lui al numero 11. Non ha forse nemmeno visto che l'ha colpito alla testa e ora lotta per la vita in un letto d'ospedale di Niguarda. Vicino a lui in condizioni ancora più gravi se possibile, Daniele Carella, 21 anni, unica vittima non della zona. Vive a Quarto Oggiaro con i genitori, un fratello gemello e un fratello di 13 anni. Ieri accompagnava il padre nel giro di consegna di giornali alle edicole. Su di lui il ghanese ha infierito con tanta violenza da spezzare il manico del piccone. E sempre a Niguarda si è presentato anche Francesco Niro, 50 anni di Campobasso, operaio in una ditta di pulizie, l'altra notte ha fatto il turno in metropolitana. Stava camminando in via Passerini, diretto al 7 di via Grivola, si è risvegliato sull'asfalto, la testa coperta di sangue. Rientrato, la moglie Antonella ha chiamato il 118 facendolo portare in pronto soccorso.
Ultimo a presentarsi a Ca' Grande Andrea Carfora, l'unico ad aver visto in faccia l'aggressore, particolare che gli ha forse salvato la vita. Lui abita in via Terruggia 1 insieme alla famiglia, lavora all'Ipercoop di viale Sarca. L'altra sera è uscito con gli amici e, com'è normale alla sua età, ha fatto un po' tardi. È il primo bersaglio di quest'alba di follia. Sono le 4.30 infatti quando, mentre si sta avvicinando al portone di casa, vede arrivare Kabobo con in mano una lunga spranga, la prima arma impugnata poi cambiata con il piccone. L'africano gli sorride e con la mano gli fa cenno di avvicinarsi. Il ragazzo si mette subito in allarme e questo, grazie anche ai suoi buoni riflessi, gli salverà la vita. Quando arriva a tiro, il ghanese sferra il colpo che Andrea riesce a parare con il braccio sinistro.

Poi scappa, fa il giro dell'isolato, ritorna, vede che l'aggressore è sparito e si infila in casa. Dorme qualche ora, poi verso le 8 si sveglia con il braccio dolorante e va a Niguarda a farsi visitare. Qui troverà i carabinieri che gli spiegheranno come abbia aperto la tragica lista dell'africano impazzito.

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