«Non si spaccia alle Colonne Potrebbe esserci anche mio figlio»

Condanna con ramanzina da parte di un giudice che ha ragionato da giudice ma anche da babbo: perché i reati sono reati comunque, ma se hanno per vittime le giovani generazioni, questo li rende ancora più insidiosi. Così ieri mattina un giovane arabo, che era stato catturato una ventina di giorni fa mentre spacciava hashish alle Colonne di San Lorenzo, è comparso davanti al giudice Fabio Roia per il processo per direttissima.
E prima di infliggergli una pena di inconsueta durezza, Roia ha ritenuto doveroso - anche se lievemente irrituale - rimbrottare l'imputato: «Alle Colonne di San Lorenzo ci vanno i giovani, se ne rende conto? Potevano esserci anche gli amici delle mie figlie».
Nella gabbia degli imputati c'era la solita umanità dolente dei processi per direttissima: neanche l'ombra di un italiano, la risacca delle operazioni notturne delle Volanti che approdava davanti al magistrato per il primo giudizio.

C'era per primo un ragazzino minuto minuto, al suo primo arresto: e per lui Roia non solo ha disposto la scarcerazione immediata, ma ha anche disposto che gli assistenti sociali in servizio al palazzo di giustizia si prendessero cura di lui, prima che sparisse nelle nebbie della clandestinità metropolitana, in modo da potergli offrire un percorso alternativo. Il ragazzino, uscito dalla gabbia un po' incredulo, massaggiandosi i polsi tumefatti dalle manette, si è avviato verso questa chance senza neanche capire bene (...)

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