Nuove norme regionali per regolare le moschee: "E la legge resta valida"

L'assessore Foroni annuncia un intervento «Se si violano i vincoli urbanistici è abuso»

Nuove norme regionali per regolare le moschee: "E la legge resta valida"

È in arrivo un nuovo intervento regionale sui nuovi luoghi di culto in Lombardia. Lo annuncia l' uomo-chiave della Regione sui temi dell' urbanistica, l' assessore al Territorio Pietro Foroni. È in arrivo un nuovo provvedimento normativo, una circolare o una legge, ma la legge del 2015 resta in vigore a tutti gli effetti, con contenuti in gran parte ancora in piedi, nonostante la sentenza della Corte costituzionale e nonostante i trionfalismi esagerati della sinistra, che d' altra parte fin dall' inizio aveva messo nel mirino la cosiddetta «anti-moschee».
Il verdetto della Consulta depositato giovedì ha dato il via libera al festival della dichiarazione, anche se il giudizio di costituzionalità si è limitato a cassare due commi dell' articolo 72. L'intervento dei giudici costituzionali ha pure risvegliato l'interesse dell'ex sindaco Giuliano Pisapia per la vicenda («con la sentenza si ripristina anche in Lombardia lo stato di diritto») ma a dire il vero lui stesso non seppe risolverla in un intero mandato, essendo il suo tentativo - il bando su tre aree - fallito prima ancora che intervenisse la legge regionale.

Comunque, la Regione ha incassato senza troppi patemi: «La legge - ha detto il presidente Attilio Fontana era nata per cercare di mettere ordine a una situazione assolutamente incontrollata e incontrollabile, credo che i principi di rispetto della legalità e di sicurezza dei cittadini vadano riconfermati». E anche la promotrice della legge, l'ex assessore Viviana Beccalossi (oggi consigliera del gruppo misto) ricorda «che la legge del 2015 è stata emanata mentre nelle nostre città emergevano ovunque moschee abusive in scantinati e retrobottega, mentre in mezza Europa si viveva nel dolore e nella paura degli attentati». Il segretario della Lega lombarda Paolo Grimoldi, ha anticipato che il Carroccio ha intenzione di mettere in pista anche una legge nazionale.

Intanto Foroni (che peraltro professionalmente è un avvocato esperto di diritto amministrativo) ora da assessore regionale sta esaminando il dossier e valutando le contromosse. La legge è già stata oggetto di varie pronunce, l'ultima delle quali della Cassazione, che in estate aveva dichiarato infondata la questione di costituzionalità sollevata sul caso di via Cavalcanti. Adesso, sulla questione sollevata a Castano Primo, l'esito è stato opposto: «L'aspetto che è stato toccato - spiega Foroni - è una questione nuova, mai affrontata prima. Io nel merito non condivido, modestamente, ma come sempre rispettiamo le sentenze». «Non condivido - osserva- perché abbiamo ritenuto e riteniamo che la libertà di culto non sia mai stata in discussione, ma come tutte le attività anche il culto deve essere ordinato anche dal punto di vista della conformità urbanistica». «La legge è stata fatta non per caso - aggiunge - ma in ragione di profili verificati sul territorio, non da ultimo quello dei centri culturali che in realtà sono luoghi di culto mascherati. Abbiamo voluto regolare tutto ciò senza incidere sul diritto di pregare». «La sentenza - spiega interviene su aspetti procedurali, ma il contenuto resta, non cambia, così come non cambia il fatto che se in un immobile di dichiara di fare cultura e invece si prega, quello è un abuso edilizio. La sentenza non interviene su questi aspetti né sulla necessità di parcheggi, servizi e standard vari. Si interviene sul piano delle attrezzature, dicendo che ha una sua ragion d'essere ma non può valere per tutti i casi, solo per quelli che hanno determinata rilevanza urbanistica». La soluzione potrebbe essere una circolare o una legge: «Un intervento puntuale - lo chiama Foroni - sui punti in cui è intervenuta la Corte. Adegueremo le norme in base a questo intervento, specificheremo i casi che hanno rilevanza urbanistica, per cui sarà sempre necessario il Par, e li distingueremo dai centri che hanno un impatto minore e potranno essere aperti anche in assenza del piano. E specificheremo gli standard che devono essere comunque applicati». I criteri dovrebbero essere le dimensioni e/o la capienza dei centri.

Ma certo la sentenza non esenta dal rispetto delle norme che restano vigenti, cioè quasi tutte. «Si potrà fare la domanda - in sintesi - ma ciò non significa che non debba esserci idoneità. E specificheremo che quando non c'è conformità, si tratta di abuso». Alberto Giannoni

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