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Ok all'election day a fine febbraio Maroni studia il ticket con Gelmini

Finalmente qualche certezza sulla data del voto: sarà il 17 o il 24 febbraio. E il ministro Annamaria Cancellieri ha annunciato che «certamente ci sarà l'accorpamento di politiche e regionali di Lombardia e Molise». Turno unico, dunque, che non piace a Gabriele Albertini e Roberto Formigoni, ma piace a Silvio Berlusconi. E forse anche alla Lega che ha risposto all'ultimatum del Cavaliere annunciando che lunedì si riunirà il consiglio federale per decidere se accettare l'alleanza con il Pdl alle prossime elezioni politiche. Patto che prevede un appoggio del Pdl al segretario del Carroccio Roberto Maroni candidato in Lombardia. Magari in un ticket con l'ex ministro Mariastella Gelmini, che sarebbe la vice. A deciderlo i big leghisti che si sono incontrati ieri dopo il vertice convocato domenica da Berlusconi in via Rovani e da cui è sostanzialmente uscita la linea da sempre da lui sponsorizzata, ovvero l'impossibilità di prescindere dalla ricostruzione della alleanza del centrodestra. Opzione ancor più motivata oggi dalla sua ridiscesa in campo.
Maroni ci crede davvero: «Non mi candiderò alle politiche - ha detto ieri - anche dovessi perdere in Lombardia». «Sarò senza paracadute perché è giusto che sia così». E al ricompattamento ha dato nuovo vigore il sondaggio Swg pubblicato ieri da Repubblica che prevede un testa a testa: centrosinistra (Pd 23, Lista Ambrosoli 7, Idv 2,5, Sel 4,5 e altri 2,5) al 39,5 per cento (meno un punto rispetto a un mese fa) e centrodestra (Pdl 12, Lega 18, altre liste 7) al 37. Due punti e mezzo in meno non sono molti, soprattutto considerando il pieno mediatico già messo in cassa dalle sinistre con le primarie Renzi-Bersani, le alleanze non ancora definite nel centrodestra, Berlusconi che non ha ancora cominciato la sua campagna e la lista «per Maroni presidente» - sul modello di Verona - non ancora lanciata. Una presentazione era annunciata per questi giorni, ma sarà spostata dopo un incontro nelle prossime ore tra lo stesso Maroni e Berlusconi. Allora se ne saprà di più. Tenendo anche conto che il sondaggio dà le «5 stelle» di Beppe Grillo in discesa dal 18 al 14 per cento, ma soprattutto gli indecisi al 26. Un mare magnum in cui pescare. Numeri che potrebbero smussare molti spigoli e facilitare la trattativa. Perché ieri il governatore leghista del Veneto Luca Zaia ci era andato giù pesante. «Fino a prova contraria, la Lega va da sola alle prossime elezioni politiche». Immediata la replica del capogruppo pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto: «La Lega pretenderebbe di avere un appoggio in Lombardia sulla presidenza Maroni, lasciandosi le mani totalmente libere a livello nazionale. Il che francamente ci sembra essere un proposito egemonico francamente eccessivo». E sempre ieri, mentre i leghisti si vedevano in via Bellerio, in viale Monza era convocato il Tavolo lombardo del Pdl. «Abbiamo lavorato sul programma, dando incarico ad alcuni parlamentari di redigerlo», ha raccontato al termine il coordinatore regionale Mario Mantovani. Ma si sono anche fissati i criteri di formazione delle liste.

Tre quelli principali: limite di tre legislature per gli eletti, priorità per le candidature di amministratori locali e la preferenza a candidati che abbiano un reddito proprio alternativo alla politica. Infine l'istituzione di un comitato di garanti per le liste pulite.

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