Cinquanta chiodi su una gomma e un ciclista di ghiaccio. Cinquanta chiodi che la dicono lunga su cosa si possa fare con una bici. Correre innanzitutto. Ma anche avventurarsi a Capo Nord o in Islanda o addirittura in Alaska dove il termometro va sottozero anche di 35 gradi e dove il ciclismo è tutto un altro racconto. Non è il Tour. Non è il sole di luglio che ti fa aprire le magliette, rovesciare le borracce sul casco, che ti lascia i segni dell'abbronzatura a mezze braccia, a mezze gambe, sul naso dove si fermano gli occhiali. Cinquanta chiodi su una gomma per provare a fare ciò che pochi hanno il coraggio di fare e che Omar di Felice, 38anni romano, grafico, designer, ciclista professionista per qualche stagione ed ora ultracycler fa per rispondere ai suoi perchè. Un uomo solo al comando. Un uomo solo su una bicicletta nella gelida terra dei ghiacci. Un po' per sfida, per lavoro ma molto per passione. Moltissimo perchè così probabilmente gli dicono la testa e il cuore. E negli ultimi anni ha stupito con imprese e record incredibili. «Pedalare in silenzio al buio e nel ghiaccio sono le tre parole che riassumono perfettamente ciò che faccio- spiega presentando il suo libro alla libreria Rizzoli in Galleria- E' la mia idea di ciclismo che più che prestazione è avventura, un modo di essere ti permette di scoprire luoghi incredibili ma anche te stesso. Ti permette di capire quali sono le tue possibilità e i tuoi limiti...». E allora un anno da corridore professionista basta e avanza, perchè quello è un «mestiere» che a un filosofo delle due ruote va stretto: «Da adolescente i miei allenatori mi portavano in circuito ad allenarmi- racconta- ma io innamorato di Pantani sognavo le salite, sognavo il Pordoi e obbligavo i miei genitori a portarmi in vacanza lassù...». Così la strada diventa un'altra, diventa quella che lo porta a viaggiare da solo per chilometri, giorni e notti. «La prima volta che mi ritrovai a passare da solo una notte in bici ero sui Pirenei- ricorda- Fu uno shock, appoggiai la bici vicino ad un'auto e chiesi di riportarmi a casa...». Poi però molto è cambiato. Tutto è cambiato: «Cercare un'impresa estrema dove devi fare spesso i conti solo con te stesso oggi è forse una necessità che molti sentono perchè siamo bombardati dalla tecnologia, perchè abbiamo tutto, spesso anche il superfluo- spiega- Invece quando sei solo e ti ritrovi a fare i conti con freddo e fatica capisci veramente di cosa puoi avere bisogno. Mangi davvero sei hai fame e bevi davvero se hai sete...». Poi si tirano le somme e si riparte.
La prossima sfida è la Transamerica, 7mila chilometri attraversando dieci Stati americani: «La sfida è sempre la stessa- sorride- Anzi no. Non ci sarà il ghiaccio ma un gran caldo...In Kansas mi aspettano 50 gradi...»ARuz.
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