(...) Ma il suo Consiglio di amministrazione si è comportato come il capitano di una nave che, dovendo alleggerire il carico per evitare il naufragio, butta a mare le merci più pregiate: ridotta a poco più che un carrier regionale, la compagnia perderà ulteriormente di valore e le concorrenti - come ha detto il presidente di Ryanair O'Leary - non la vorranno neppure più in regalo. Dopo lo sfogo a caldo di Moratti, Formigoni e perfino Penati, Milano e la Lombardia devono reagire a questo autolesionistico schiaffo con freddezza e determinazione.
Secondo le assurde regole del settore, Alitalia potrà tenersi gli slot che abbandonerà chiudendo - come sembra - i voli da Malpensa per la Cina, per l'India e per altre destinazioni lontane (che chiunque altro avrebbe saputo gestire in attivo) per un anno. Ma la Sea dispone egualmente degli spazi per accogliere altre compagnie in fase di espansione, soprattutto se, nel marzo prossimo, Milano riuscirà ad aggiudicarsi l'Expo 2015. In prima fila ci sono proprio quelle asiatiche, che hanno appena conquistato i vertici della classifica mondiale per qualità di servizi, e guardano da tempo al mercato padano per la loro espansione.
Bisognerà, semplicemente, ragionare in maniera nuova, sganciarsi progressivamente dalla dipendenza da una compagnia che non è più in grado di assolvere alle sue funzioni.
Ma, dal momento che, nel business aereo, i vuoti vengono colmati rapidamente dal mercato, si tratta solo di superare un breve periodo di transizione: Milano, presa a pesci in faccia di Roma, dimostrerà ancora una volta di saper provvedere a se stessa.
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