Oggi l'incontro a Palazzo Diotti dopo che il governo Renzi ha finalmente varato il decreto con le norme sugli appalti (e non solo) per l'esposizione universale del 2015. «Lo aspettavamo» ha detto ieri il commissario Expo Giuseppe Sala annunciando per «questa mattina presto» un incontro con il prefetto Francesco Paolo Tronca. Perché «al di là del ruolo di Raffaele Cantone che ovviamente a questo punto è molto importante e delicato, il decreto prevede anche che la prefettura abbia un ruolo chiaro e significativo». Un incontro a breve anche con il presidente dell'Autority Anticorruzione i cui poteri sono stati rafforzati come a lungo chiesto da Sala e dal governatore Roberto Maroni.
In agenda altri due passaggi fondamentali quando il calendario segna ormai solo 319 giorni all'apertura dei cancelli. Perché Sala con Cantone dovrà decidere «prima di tutto che azioni intraprendere rispetto ad aziende che possono essere interessate al decreto». Con la possibilità di commissariamento di alcuni appalti finiti nell'inchiesta della Procura sulla presunta «cupola». Chiaro riferimento all'impresa Maltauro, il cui ex amministratore delegato Enrico è stato arrestato e dall'altro giorno inviato dalla Procura ai domiciliari. Già sotto la lente d'ingrandimento l'appalto da 67 milioni di euro per le «Architetture dei servizi» (ristoranti, bar e spazi commerciali) finito a Enrico Maltauro, la cui impresa ha confermato di essere intenzionata a proseguire i lavori. Ma nei cui confronti dopo il decreto è ora possibile un commissariamento sotto il controllo stretto e diretto dell'Autority.
Da definire poi la convenzione con il ministero dell'Economia «per mettere in campo Italferr», la società controllata da Ferrovie dello Stato a cui sarà assegnato il compito di una «super direzione dei lavori».
Ma ieri è stato il giorno di una nuova polemica. A scatenarla un'intervista a Repubblica dove Sala si rimproverava due errori, «non aver capito quello stava facendo Paris e non essermi impuntato quattro anni fa, quando avrei voluto affidare appalti e lavori a un general contractor esterno, da scegliere con una gara internazionale. E invece mi lasciai imporre da Formigoni e Moratti Infrastrutture Lombarde e Mm». Parole che non sono certo andate giù all'ex governatore ed ex commissario Expo Roberto Formigoni. «Sala non ha mai parlato con me di queste vicende - la replica piccata di Formigoni - Io non mi sono mai occupato di appalti e di gare». Poi precisa che «è vero che i tecnici della Regione mi dicevano che Sala veniva a chiedere aiuto, ma la decisione di affidarsi a Infrastrutture lombarde fu presa da Expo 2015, di cui Sala è da sempre amministratore delegato». Perché «la stazione appaltante è Expo 2015, non Moratti o Formigoni. È Expo che ha gestito soldi e gare». Poi la stilettata. «Da uomo di sinistra com'è, Sala cerca un accreditamento verso quella parte politica. E attaccare Formigoni fa status, fa curriculum». E sulla questione della Mantovani che ha fatto sua la gara per realizzare la «Piastra» Expo, Formigoni dice che «Mantovani vinse perché presentò un ribasso abnorme del 41,7 per cento. Un ribasso che solitamente viene guardato con grande sospetto. Io stesso pubblicamente dissi attenzione questo ribasso mi pare troppo. Gettai l'allarme, ma fu Sala a insistere per affidare la gara alla Mantovani».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.