Paladino rilegge il centro storico di Brescia con uno strano esercito di statue e totem

In città settanta lavori dell'artistar italiano: si pensa subito all'effetto Christo

Paladino rilegge il centro storico di Brescia con uno strano esercito di statue e totem

Sarà «effetto-Christo»? Forse è presto per dire se Brescia replicherà quell'ondata di curiosità e interesse che lo scorso anno, di questi tempi, aveva invaso il «suo» lago. Fatto sta che l'operazione di affidare a un artistar contemporaneo quale Mimmo Paladino la rilettura del centro storico della città lombarda susciterà grande interesse. Il nome è noto e le sue opere, comunque le si giudichi, difficilmente passano inosservate (vedi la «mela» di Milano, ora davanti alla Stazione Centrale): è del resto il destino dell'arte pubblica contemporanea, quello di diventare oggetto a uso-e-consumo di battute e qualche selfie. Mentre scriviamo a Brescia è già stata installata un'enorme statua a forma di elmo a ridosso della Torre dell'Orologio mentre al teatro Romano si stanno organizzando per appoggiare a dovere una delle opere simbolo di questa mostra a cielo aperto: sono cinque specchi ustori, cioè capaci di riflettere la luce concentrandola in un solo punto, tutti in ottone e di cinque metri di diametro ciascuno. Fanno parte di «Ouverture», che fino a gennaio prossimo porterà, all'interno del progetto Brixia Contemporary, una settantina di opere del maestro campano nel cuore della città, parco archeologico e museo di Santa Giulia incluso.

«Vorremmo ottenere un percorso d'artista, a ritroso da Brescia a Brixia, attraverso la mediazione e la sensibilità di un artista del presente», spiega Massimo Minini, presidente di Fondazione Brescia Musei che con il comune promuove il tutto (costi coperti da sponsor privati, molte le aziende della zona che hanno lavorato alla realizzazione delle installazioni).

Per l'occasione Paladino schiera un «esercito» di statue e totem: oltre all'elmo, lo «Zenith»; enorme scultura equestre in bronzo e alluminio, anche l'«Anello», la «Stella» e gli specchi di cui si diceva, che cambieranno la fisionomia del centro storico della città. Giga-sculture in dialogo con l'urbanistica contemporanea non sono una novità, ma è certo che il loro arrivo a Brescia tutte le settanta sculture svelate da sabato mattina farà discutere dimostrando ancora una volta che l'arte contemporanea riesce a farsi conoscere al grande pubblico quando «va per strada» ed esce dalle gallerie. E chissà dunque se, abboccando all'amo delle installazioni in piazza, il pubblico non trovi uno stimolo in più per seguire il percorso d'artista anche quando questo richiede il confronto con il passato più remoto. Mimmo Paladino porta infatti il pubblico nel parco archeologico cittadino, dove ha installato i «20 Testimoni», opere in tufo del 2009, lavori come le «Corali», situate nella sala del tempio, e il «Ritiro», colossale bronzo che evoca, proprio nel sancta sanctorum dell'antico capitolium romano, cuore di Brescia-Brixia, una divinità contemporanea.

A Mimmo Paladino sono state affidate anche le chiavi del complesso museale di Santa Giulia: tra reperti romani, longobardi, rinascimentali, barocchi e poi settecenteschi che ripercorrono la storia della città, compaiono sculture come «Grande figura reclinata», un'opera degli anni 90, e suoi lavori molto recenti, come il «Velario» del 2010 o la «Croce» del 2008 e poi ancora sculture di dimensioni minori, distribuite nelle varie sale del museo.

Cavalieri, elmi, scudi, figure reclinate: sia nei soggetti che nella scelta dei materiali (il bronzo su tutti), Paladino costruisce questa mostra-museo diffuso con gli archetipi dell'arte, in un suggestivo confronto tra creazione antica e contemporanea.

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