Parisi, il city manager senza il punto debole degli imbarazzi Expo

Tecnico e "grand commis", ecco chi è Stefano Parisi

Parisi, il  city manager senza il punto debole degli imbarazzi Expo

Un Sala di centrodestra. O meglio, un Sala che non si è scoperto di sinistra. Stefano Parisi, chi lo ha conosciuto da vicino, oggi lo vede così. Gabriele Albertini lo ha scelto come city manager, strappandolo a un posto importante (capo del Dipartimento per gli Affari economici della presidenza del Consiglio dei ministri dal 1992). Gli riconosce grandi meriti nella riorganizzazione del Comune e ora ritiene che possa essere un buon candidato sindaco. Possibile candidato di Forza Italia, Lega e Fdi (ma anche centristi), Parisi (nato a Roma nel 1959) quando è arrivato a Palazzo Marino aveva già un curriculum di tutto rispetto (era stato anche segretario generale del ministero delle Poste) e in seguito lo avrebbe impreziosito con l'incarico che più gli ha dato notorietà: direttore generale di Confindustria. Come uomo macchina degli industriali ha conosciuto quello che oggi è fra i più convinti sostenitori, Roberto Maroni, allora ministro del Welfare. «Se lui accettasse sarebbe una candidatura strepitosa» ha detto l'attuale presidente della Regione Lombardia, da sempre molto attento al mondo degli imprenditori. «Da lui ho sempre avuto un sostegno forte e leale». Anche Albertini, che aveva scelto l'ex ministro Corrado Passera come candidato preferito, oggi sembrerebbe tentato da un ripensamento. E, a proposito di un possibile duello fra Sala e Parisi, intervistato dal Giorno ha ammesso che sì, Sala «gode della notorietà dovuta all'Expo. Ma la popolarità è un'altra cosa». Di Parisi, tecnico non si sa molto. Sulla sua pagina facebook parla molto di Israele. «L'ho incontrato una volta e mi piacerebbe molto rivederlo» dice l'ex presidente della comunità ebraica Walker Meghnagi. Sondaggi alla mano, la notorietà legata all'Expo oggi per Sala sembra più un ingombro che un vantaggio. E dunque Parisi sarebbe un Sala senza il fardello di Expo. «Un competitore pericoloso» ha ammesso lo stesso «mr Expo», che poi si è preso la briga di dare consigli agli avversari: «Se vincessi le primarie - ha detto anche lui - non credo cercherebbero un candidato come me. Troverei strano se fosse Parisi, che conosco ed è bravo. Contro di me potrebbe essere meglio il populista, come si definisce anche lui stesso, Paolo Del Debbio, e allora si potrà andare alla conta».

Il puzzle delle candidature sulle altre piazze, invece, sembra avvicinare questa soluzione: «A Milano mi piacerebbe veder correre Stefano Parisi» ha detto anche Matteo Salvini, che con il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi dovrebbe decidere, a giorni, il nome su cui puntare.

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