Partita la sfida per il dopo Pisapia

La conta interna è l'incubo del Pd, l'opposizione pensa a un «Brugnaro», la rete dei 5 Stelle è vuota

Si muovono tutti. Organizzano e preparano il terreno. Non si aspetterà settembre per dare il via alle danze del dopo Pisapia. La caccia è partita e lo si è visto nel giro di qualche giorno. Sul fronte del centrosinistra sono scesi in campo per le loro «partite» Lele Fiano e Pierfrancesco Majorino. Con slogan, squadre, programmi e discorsi pronti. E una richiesta perentoria: primarie. Subito. Senza se e senza ma. Pena la fine del centrosinistra, ha detto l'assessore. Intanto a Roma, l'attuale demiurgo del Partito democratico Matteo Renzi, viene descritto come propenso a metter bocca in tutte le partite, quindi intenzionato a decidere, ma poco convinto dei giocatori in campo. Preoccupato. Sul fronte del centrodestra, dove le primarie - comprensibilmente - non hanno mai goduto di tanta popolarità, l'identikit che va per la maggiore è quello di un «Brugnaro milanese», un indipendente di area che riesca, come il candidato sindaco fatto correre (e voncere) a Venezia, a garantire l'elettore politicizzato e attrarre quello ormai apolide o tendenzialmente astensionista. L'alternativa è una figura politica solida e radicata, come Mariastella Gelmini, Giulio Gallera o Paolo Romani. Fuori dai poli tradizionali, sebbene così cambiati, tutto tace.

O quasi. Si registrano le candidature di Corrado Passera e del critico d'arte Vittorio Sgarbi. Intanto i grillini non danno alcun segno rilevante di presenza o vitalità politica. Aspettano Beppe o le loro consultazioni on line.

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