Partite le firme anti-moschea Maroni a Renzi: «Chiudetele»

Petizione on line del comitato Sant'Elia contro il progetto di Lampugnano E la Regione torna a chiedere l'intervento del governo: «Priorità sicurezza»

Una petizione in nome della sicurezza dei cittadini che abitano a Lampugnano e non solo. La raccolta firme, arrivata già a quota 253 lanciata dal comitato di cittadini Sant'Elia sul sito Citizen.go chiede, infatti, al Comune e in particolare all'assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino, di mantenere «la promessa di ripulire l'albo delle associazioni religiose da organizzazioni fondamentaliste».

All'indomani degli attentati di matrice islamica in Tunisia, Francia e Kuwait, che hanno causato un centinaio di morti, seminando il panico in tre continenti, fa sempre più paura il bando per i luoghi di culto. Il motivo? Le associazioni che hanno presentato i progetti per l'area di Lampugnano: Milli Gorus, l'Istituto Culturale di viale Jenner, aderenti al Caim (il coordinamento delle associazioni islamiche di Milano e Brianza) e il Centro islamico di Milano e Lombardia di Segrate. «Milli Gorus è presente nella black list del Ministero degli Interni della Germania - si legge nel testo della petizione - mentre l'Istituto Culturale di viale Jenner è definito dal Dipartimento del tesoro statunitense “la principale base di Al Quaeda in Europa” come riportò il Washington Post del 13 ottobre 2001».

Respinge le accusa al mittente Davide Piccardo, portavoce del Caim: «Non esiste nessun processo a carico, nessuna indagine o accusa a carico di queste associazioni, è nessuna black list. Viviamo in uno stato di diritto e per potere essere iscritti all'Albo delle associazioni religiose e per partecipare al bando del Comune bisognava rispettare requisiti e regole stringenti. Non c'è nessuna causa di invalidità. Si tratta di accuse pretestuose e infondate, oltre che offensive: stiamo parlando di soggetti presenti in Italia da 15 anni, incensurate che non possono essere messe sotto accusa solo perché islamiche». Piccardo ribalta le accuse: «Chiedere ulteriori controlli su soggetti incensurati significa ritenere che forze dell'ordine e servizi segreti sono diretti da incapaci che sottovalutano il pericolo. Al contrario se questi cittadini sanno qualcosa, facciano un esposto alla Procura».

Il Comune, a due mesi dall'apertura delle buste, non ha ancora assegnato le aree e prende tempo in attesa che la Corte costituzionale si esprima sul ricorso del governo contro la legge regionale «antimoschee».

Ieri il governatore della Lombardia Roberto Maroni è tornato a chiedere la chiusura delle moschee in Italia su esempio della Tunisia. «Spero che il ministro dell'Interno non si faccia prendere da ideologismi, mettendo in primo piano la sicurezza dei cittadini e arrivando, se necessario, a chiudere delle moschee», precisa. Mentre l'assessore regionale al Territorio Viviana Beccalossi invita il governo a rinunciare «a cancellare la nostra legge. In ogni caso la Regione e il presidente Maroni non si fermano: chi non rispetta le regole non costruisce moschee o altri luoghi di culto».

Ma che a Roma ci sia più di qualche preoccupazione rispetto all'allarme terrorismo, lo dimostra l'intenzione, nel

prossimo consiglio dei ministri, di «rinnovare la decisione di avere un numero significativo di militari che lavorano per la sicurezza nazionale» ha annunciato il ministro della Difesa Roberta Pinotti, domenica a In mezz'ora.

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