Il patron Confalonieri: Non c'è nulla di improvvisato

Mimmo di Marzio

L'Aperitivo in concerto è come un buon vino d'annata, matura e non invecchia. Come il suo padre nobile, Fedele Confalonieri, anche ieri in prima linea accanto al direttore Gianni Gualberto, nel presentare il trentaduesimo cartellone della rassegna. Oggi come allora il matinée della domenica al Manzoni resta il palinsesto musicale più originale nella città dei festival. L'unica differenza è che 32 anni fa il presidente Fininvest, colto musicologo e diplomato in pianoforte, l'aveva pensata e messa in pista come rassegna classica. «Ma poi è stato giusto virarla sul jazz e sui ritmi del mondo - dice al Giornale - perchè di classica a Milano, Scala a parte, ce n'è già fin troppa...». Certo che in 32 anni di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia, e anche di grandi nomi della musica internazionale sul palco del Manzoni. Soddisfazione tanta, e rimpianti? «Beh, non mi sarebbe dispiaciuto portare all'Aperitivo qualche big della classica, ma va bene così». I grandi jazzisti? «Ovvio che avrei voluto nel mio festival anche mostri sacri che andavo a sentire da ragazzo (pure a Milano), come Thelonious Sphere Monk, Benny Goodman o Dizzy Gillespie. Qualcuno ho avuto l'onore di conoscerlo di persona, ma non si può avere tutto nella vita».

Da buon amante della musica, oltre che del teatro e dei libri, Confalonieri si gode la lunga vita della sua creatura, appuntamento caro ai milanesi di buon palato e fino ad oggi insostituibile. Vivrà sempre sul palcoscenico del Manzoni? «Speriamo di sì».

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